Foibe, Draghi: i confini non siano causa di conflitti

Palazzo Madama celebra le vittime delle foibe. Fico: il ricordo delle tante famiglie costruisca una “memoria condivisa” verso “nuove prospettive”

Alle 16 Palazzo Madama si è riunito per la commemorazione del Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe. Sulla giornata sono già arrivate, questa mattina, le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha invocato un momento di “raccoglimento e solidarietà” perché rinnovare la memoria delle vittime “è un impegno di civiltà” (qui il discorso integrale del capo dello Stato).

Inaugura la commemorazione un intermezzo musicale del maestro Francesco Squarcia che riproduce l’inno nazionale con la viola. Sono previsti interventi del presidente del Senato Elisabetta Casellati, seguita dal suo omologo alla Camera Roberto Fico che interviene a distanza. La chiusura è invece affidata alle parole di Mario Draghi.

«La memoria è la prima pietra per ricostruire un cammino di pace» nonché “premessa di una cultura di dialogo e amicizia“: questo l’incipit di Casellati al Parlamento. La presidente ricorda i recenti ritrovamenti di corpi nelle foibe, tanti dei quali rimasti senza nome ma non per questo meno meritevoli di un ricordo, così come il martirio di molte donne.

A rendere ancora più dolorosa la vicenda, prosegue Casellati, è stata la “polarizzazione” di quegli anni che ha portato a “diffidenze, pregiudizi e ingiustizie che non permisero di comprendere la gravità della situazione“. Ma la ricostruzione storica non può e non deve creare divisioni, ribadisce.

«Se oggi queste storie di sofferenza sono parte integrante della coscienza collettiva è grazie a un lungo percorso di ricostruzione storica», per voce anche dei tanti testimoni “spinti dalla ferma volontà di rendere giustizia” a migliaia di innocenti, trasformando il ricordo personale e familiare in una “memoria condivisa” su cui “costruire nuove prospettive“.

Fico ricorda l’approvazione nel 2004 della legge che istituì il Giorno del Ricordo: un intervento parlamentare “dopo che per decenni motivazioni ideologiche avevano sminuito o negato le atrocità commesse sui confini orientali“. Agli esuli va quindi il ringraziamento del Parlamento per aver contribuito a ricostruire una “memoria condivisa” sulla persecuzione contro la popolazione italiana.

Il senso della giornata “non è quello di distribuire torto o ragione ma quello di ricordare le tante vittime italiane cadute per mano comunista” e gli esuli “privati delle loro dignità, radici, proprietà e diritti fondamentali, profughi nella madre patria“.

«Ciò che è accaduto dev’essere parte integrante di una memoria comune europea, fondata su una ricostruzione accettata e condivisa del passato»: solo così, ribadisce Fico, “si possono evitare odio etnico e di classe, radicalismo e nazionalismi“. Oggi “Italia, Slovenia e Croazia oggi sono attori dell’integrazione europea, fondata sulla protezione delle minoranze, sulla pace, sulla solidarietà“.

La cerimonia si arricchisce poi dell’omaggio artistico alle vittime delle foibe con la lettura di due brani da parte dell’attrice Isabel Russinova, tratte dai romanzi Verde Acqua di Antonietta Falco e Di sole, di vento e di mare di Nelida Milani.

Presenti anche il presidente di Federesuli Giuseppe De Vergottini e del vicepresidente vicario dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Donatella Schürzel.

Anche Schürzel ha ricordato l’istituzione del Giorno del Ricordo, citando gli accordi di pace che privarono l’Italia di Fiume e della Dalmazia, trasformando migliaia di persone in esuli in casa propria, spinti dal rifiuto di piegarsi a un regime. «Non è il momento di dare spazio a momenti di riduzionismo e misero giustificazionismo, è persino inutile parlare di negazionismo» visti i dati ormai conclamati dalla Storia.

«Istriani, fiumani e dalmati hanno sempre continuato a credere nello Stato Italiano» prosegue, ed è anche grazie a questo se oggi si celebra il Giorno del Ricordo e se oggi tutti gli italiani conoscono e ricordano le tragedie delle foibe. «I nostri genitori non ci hanno cresciuto nell’odio, semmai dell’amore» e sono loro “che ci hanno condotto di nuovo verso i nostri fratelli, di là dal mare“. «Il ricordo non deve rimanere solo malinconico ma deve rimanere memoria collettiva di uno Stato».

Nell’emiciclo sono presenti anche il presidente Mattarella, accolto da un caloroso applauso, il vicepresidente della Corte Costituzionale, Daria de Pretis, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio e il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi che ha premiato le quattro scuole vincitrici del Concorso nazionale 10 febbraio Per Amor di Patria.

Chiude la giornata Mario Draghi che invita tutti a riflettere: «oggi commemoriamo» le vittime del regime di Tito e e tutti quanti furono costretti ad abbandonare le loro terre: le loro storie sono un “monito” contemporaneo affinché i totalitarismi e “quei soprusi non trovino più spazio né in Italia né in Europa“.

«Continuiamo a costruire una memoria storica condivisa», allontanandoci da quanti continuano a coltivare “odio e divisione“, perché “dietro alla storia ci sono le vite e i traumi delle persone“, e spetta proprio ai giovani tramandare queste vicende. Il Ricordo è anche un’occasione per “non fare dei confini una causa di conflitto ed evitare che le cause del passato diventino motivo di divisione“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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