Un’escalation vergognosa di minacce. Insulti, urla, frasi anche raccapriccianti
Come il «ti stupro» urlato da un abitante all’indirizzo di una nomade che stava rientrando col figlio nella casa popolare a Casal Bruciato, periferia di Roma, che la sua famiglia occupa da ieri legalmente e che non è intenzionata a lasciare. Nella periferia di Roma, dopo le rivolte antinomadi di Torre Maura e Casalotti, torna l’intolleranza e il razzismo e anche questa volta ad innescare la miccia è l’assegnazione di una casa popolare ad una famiglia nomade, 14 componenti che hanno deciso di aderire al piano del Campidoglio e lasciare il campo de La Barbuta. Residenti scatenati, supportati dai militanti di Casapound.
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