Il diritto alla bellezza come prerogativa sociale

Sostenere la cultura del diritto alla vita, anche attraverso l’impatto psicologico positivo dato da protesi tricologiche per pazienti di oncologia

Nella puntata andata in onda su Sky – canale 821 – nella fascia oraria di Business24, il nostro Direttore Matteo Valléro ha voluto intervistare Giusi Giambertone, imprenditrice romana di grande umanità e senso civico, oltre che, ovviamente, spiccate doti di business.

Ceo e founder della Tricostarc, Giusi Giambertone, convocata dalla redazione di Business24 nei nostri studi televisivi di Genova, ha raccontato la sua esperienza, senza indulgere in sentimentalismi, ma al tempo stesso con grande empatia verso un mondo complesso come quello che ha scelto per target: quello delle pazienti oncologiche (per lo più donne, ma non solo).

Giusi è la quarta generazione di una famiglia che presidia il settore, la tricologia è una materia ampia, si occupa di cura, di chirurgia e di protesi, la Tricostarc si occupa di questo, il lavoro del protesista è sempre stato poco conosciuto, per via di tabù, adesso è cambiato tutto: le metodiche, le tecnologie, per arrivare al mimetismo perfetto.

L’azienda è nata nel 2011, è stata una scelta “incosciente” perchè ha lasciato una realtà sana, tranquilla, dove si occupava della direzione artistica, non tollerava più i capricci di attori e attrici (l’azienda di famiglia sviluppava protesi per personaggi famosi – n.d.r.), e così ha deciso di dedicarsi a tutte quelle persone che non si sentono più “dive”, e in particolare i pazienti oncologici.

La loro attività viene spesso confusa con quella dell’acconciatore, invece è un lavoro fatto di laboratorio, devi entrare nelle vite delle persone, e da lì sono nati vari progetti di aiuto e in futuro si occuperanno anche della parte dermatologica, come ad esempio le alopecie, che non fanno soffrire meno di altre perdite di capelli.

Nel tempo hanno cominciato a pensare a come cambiare il prodotto, per offrire un top di gamma a prezzi accessibili, così è nata la banca della parrucca, una sorta di sharing economy, a volte sono parrucche dismesse da altre pazienti e queste parrucche vengono regalate a chi non può permettersene una, sono presenti al San Giovanni di Roma con questo progetto, in questo modo riescono a garantire “il diritto alla bellezza” per tutti.

Nei pazienti oncologici la cosa che si teme di più è la perdita, non solo la perdita della vita ovviamente, ma anche la perdita dei capelli. Il suo impegno è divulgare questa possibilità. In meno di una settimana raccolgono i capelli veri della persona e ne fanno una protesi, dette protesi autologhe, un prodotto di alta gamma offerto a un prezzo accessibile perchè si paga solo la manodopera e non la materia prima.

Il consiglio più grande che si possa dare a queste persone è di continuare a vivere, c’è anche un riscontro medico-scientifico su questo aspetto, non bisogna dare confidenza al male, loro creano anche degli eventi per distrarre i pazienti dal loro problema, per esempio hanno creato un calendario simpatico sul genere dei calendari di moda con un vero servizio fotografico.

La cosa che più appassiona Giusi è quella di fare ogni pezzo diverso dall’altro, non ce n’è mai uno uguale.

Grazie a un evento ha conosciuto una bimba di genova che scrisse una lettera dedicata alla bambina che avrebbe ricevuto i suoi capelli, da lì è nato il progetto “hair smile”, che è diventato virale sui social, ora esiste una tracciabilità tra il donatore e il ricevente e nascono anche delle amicizie.

Come vengono fissate le protesi? Per fissare le parrucche si usano dei siliconi medicali, se sono protesi mobili, se invece sono protesi per pazienti dermatologici sono protesi fisse e si usano altri ancoraggi “naturali”.

Tricostarc ha un sito internet di consulenza, viene spiegato come prendere le misure e tagliare i capelli, che poi vengono spediti in sede, in alternativa hanno uno studio a Roma dove poter fare direttamente tutto.

Il Top Secret di Giusi Giambertone è la semplicità, semplicità di accogliere tutto ciò che viene richiesto: grazie ai laboratori che sono tecnologicamente molto avanzati riescono ad avere un processo molto semplice; secondariamente lo staff, sempre molto formato che riceve sessioni di team building.

Si chiude così, in bellezza, è proprio il caso di dirlo, un’altra puntata di Top Secret, con un bell’esempio di imprenditoria al femminile e anche etica.

Rivedi subito l’intervista integrale andata in onda:

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