Il membro del comitato nazionale dei Radicali italiani è accusato di aver fatto da messaggero per i capimafia in carcere
Nelle intercettazioni definiva Matteo Messina Denaro “il nostro primo ministro”. 5 le persone fermate nell’operazione. Avrebbe fatto da tramite tra i boss, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini, sfruttando il suo ruolo di assistente parlamentare della deputata di Italia Viva Pina Occhionero – estranea all’indagine – per entrare in carcere.
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