Borrell contro la censura di Mosca: “è autoisolamento”

In Russia sono state arrestate altre 600 persone durante le manifestazioni per la pace

Dopo i colloqui di ieri che hanno coinvolto Bennet e Scholz, la cancelleria britannica mette sul piatto una proposta concreta per la pace: si tratta di un piano in 6 punti per fermare Putin, presentato da Boris Johnson e ripreso sul NYT.

«Non saranno gli storici ma il popolo ucraino a giudicarci» spiega Johnson, che preme per fermare un’aggressione “barbara e orribile“. Il suo piano prevede innanzitutto un’altissima pressione dei leader mondiali, riuniti in una “coalizione umanitaria internazionale” a sostegno del popolo ucraino.

Militarmente, è necessario poi sostenere Kiev “nei suoi sforzi di difesa“, intensificando al contempo la pressione economica sulla Russia.

Punto centrale del piano di Johnson è scongiurare la “strisciante normalizzazione” delle azioni criminali di Putin in Ucraina, al netto delle sue giustificazioni.

Per trovare una soluzione diplomatica efficace, ci sarà poi bisogno del pieno coinvolgimento del legittimo governo ucraino.

L’ultimo punto del piano è dedicato all’Alleanza Atlantica, che deve avviare in fretta una “campagna per rafforzare la sicurezza e la resilienza” fra tutti i Paesi Nato.

A tal proposito il vicepremier britannico Dominic Raab ha precisato che le sanzioni non vanno considerate come un atto di guerra; il conflitto durerà a lungo – Raab ha definito “retorica” la possibilità che Mosca usi le armi nucleari – ed è quindi necessaria una “resistenza strategica“.

Nel frattempo, l’Ucraina è sotto assedio (qui gli aggiornamenti sul campo) ma resiste sotto gli accorati appelli del presidente Zelensky che ribadisce: “siamo una superpotenza dello spirito“. Lo conferma il numero dei volontari ucraini che si sono arruolati delle Forze di difesa territoriale, arrivato a 100mila civili.

I colloqui internazionali non si arrestano: Bennet è tornato a parlare con Zelensky questa mattina: si tratta del terzo colloquio nelle ultime 24 ore. «Anche se le probabilità non sono grandi – ha spiegato il premier israeliano – tutte le volte che c’è una piccola fessura, nostro obbligo morale è di fare ogni tentativo»: finché “la candela è accesa dobbiamo sforzarci“.

Intanto, come ha riferito l’agenzia di stampa RIA, Erdogan ha sentito nuovamente Putin. Il presidente turco starebbe premendo sulla possibilità che la Turchia ospiti un negoziato tra Russia e Ucraina, verso un accordo per il cessate il fuoco.

L’occasione dell’incontro sarebbe data dal forum diplomatico di Antalya, in programma per il prossimo 11 marzo, che potrebbe portare al tavolo i ministri degli Esteri di Mosca e Kiev. 

Nel frattempo prosegue la visita in Europa del segretario di Stato americano Blinken che ha attraversato per poco i confini polacchi, dopo un incontro con il rappresentante degli Esteri di Kiev Kuleba.

Blinken ha ricordato come la comunità internazionale stia sostenendo “in maniera poderosa” i Paesi coinvolti nell’accoglienza dei rifugiati e che Biden “ha chiesto stanziamenti di fondi di emergenza di natura umanitaria per assistere i cittadini ucraini, sia in Ucraina sia nei limitrofi“.

Nella conferenza stampa a Chisinau, in Moldavia, Blinken ha ribadito che gli Usa stanno lavorando “attivamente” per un accordo con la Polonia per l’invio di jet di guerra all’Ucraina.

Riprendendo il tema delle sanzioni economiche, l’Alto Rappresentante Ue Borrell ha dichiarato che “la scelta di Putin della guerra in Ucraina si rispecchia in Russia nella censura e nella repressione sistematica dei media, dei giornalisti e delle ong. Le incursioni della polizia alle ong Memoriale di Mosca e Civic Assistance e il blocco di Twitter e Facebook sono chiari passi di ulteriore autoritarismo e autoisolamento della Russia“.

Proprio nelle operazioni di censura rientrano i 600 arresti effettuati questa mattina in 21 città della Russia, dove sono stati fermati cittadini che stavano manifestando contro la guerra (lo rivela l’ong Ovd-Info). 200 di queste persone sono state arrestate in Siberia, a Novosibirsk.

Le manifestazioni erano state lanciate da un appello dal carcere di Alexei Navalny, che ha convocato per le 14 (ora di Mosca e San Pietroburgo, 12 italiane) una maxi-protesta. Con gli arresti di oggi sale a 8mila il bilancio dei manifestanti fermati durante le proteste contro l’invasione.

In tarda mattinata si è tenuto anche il quarto colloquio telefonico fra Macron e Putin.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/STEPHANIE LECOCQ

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