Fondi russi, Savoini indagato

La promessa di denaro è sufficiente a far scattare il reato. L’uomo di Salvini a Mosca potrebbe essere stato il «garante» dell’affare

«Tutto ciò che è oltre il quattro per cento, noi non ne abbiamo bisogno, perché abbiamo stabilito che con il quattro per cento noi siamo a posto». A parlare nel salone riccamente arredato del lussuoso e storico hotel Metropol di Mosca è uno dei tre italiani che il 18 ottobre scorso partecipano con altrettanti russi a quello che sembra solo un normale incontro d’affari, ma che invece la Procura di Milano sospetta essere il momento centrale di un’operazione di corruzione internazionale parallela all’importazione in Italia di un fiume di petrolio che, nelle parole di chi sta trattando, in un anno dovrebbe far affluire 65 milioni di dollari nelle casse della Lega e permettere così al partito di Salvini di affrontare la campagna delle ultime elezioni europee.

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