“Lucio Battisti”, il primo album della discografia del cantautore di Poggio Bustone, uscì il 5 marzo del 1969. L’abbiamo ripercorso canzone per canzone
Anche “Il vento” era stata data ai Dik Dik, che ad aprile ‘68 ne avevano data una versione tipicamente tardo beat, accoppiandola a un lato B prestigiosissimo, “L’equimese”, cover di “The Mighty Queen”, composizione di Bob Dylan incisa e portata al successo dai Manfred Mann, cui Mogol dona un testo italiano. A maggio 68, zitti zitti, i Rokes di Shel Shapiro avevano registrato di “Il vento” una versione fortemente psichedelica ed acida, una vera chicca per psychofans, con l’introduzione a far da strofa dentro la canzone, e l’avevano messa sul retro di “The Works Of Bartholomew”, uno dei tentativi che fecero per sfondare finalmente anche in patria, senza successo. Il bello è che la firmarono Cassia-Shapiro, non accreditando tra gli autori né Mogol né Battisti. Il quale scelse di dare una versione del pezzo fortemente influenzata dal sound dei Cream, sua nuova passione, e che è un po’ la prova generale di quello che sarà della Formula 3.
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