Tunisia: via il primo ministro, sospeso il Parlamento

L’annuncio del presidente Saied è arrivato ieri sera dopo una giornata di proteste contro l’attuale sistema politico

Dopo una giornata di proteste contro l’Esecutivo, il presidente tunisino Kais Saied ha annunciato nella tarda serata di ieri la sospensione del Parlamento e il licenziamento del primo ministro Hichem Mechichi. L’annuncio è arrivato dopo una riunione di emergenza a Cartagine con i vertici della sicurezza e dell’esercito.

Ieri, infatti, nel 64esimo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina, migliaia di cittadini hanno marciato in diverse città per protestare contro i fallimenti del Governo, il sistema e la malagestione della pandemia. La Tunisia, infatti, sta da mesi affrontando una crisi di stallo istituzionale causata della contrapposizione tra il presidente Saied e il primo ministro Hichem Mechichiche, crisi che ha paralizzato il Paese nel pieno del picco dell’emergenza sanitaria. Nella capitale, centinaia di manifestanti si erano radunati davanti al Parlamento, gridando slogan contro il partito islamico Ennahdha e il premier Mechichi. Proteste sono state segnalate anche nelle città di Gafsa, Kairouan, Monastir, Sousse e Tozeur.

«Abbiamo deciso di sospendere il Parlamento e revocare l’immunità ai deputati fino a quando non tornerà la calma e non metteremo lo Stato in sicurezza» – ha annunciato Saied in TV. Dopo l’annuncio del presidente tutta la zona intorno agli edifici governativi è stata blindata e protetta dalle forze di sicurezza: Parlamento, sede della televisione e palazzo di Governo. «Chiunque pensa di fare ricorso alle armi – ha detto Saied – e chiunque sparerà anche un solo colpo, sappia che le forze armate risponderanno sparando».

Nel frattempo il direttore generale della sicurezza presidenziale, Khaled Yahyaoui, è stato designato per la direzione del ministero dell’Interno mentre l’esercito ha negato l’accesso al presidente dell’Assemblea, Rached Ghannouchi, anche leader del partito islamico Ennhadha, che si era presentato davanti all’ingresso insieme alla vicepresidente Samira Chaouachi, Noureddine Bhiri e di altri deputati di Ennahdha e della coalizione islamista Al Karama. 

Rispondendo alle accuse di Ghannouchi di aver messo in azione un colpo di Stato, Saied ha sottolineato: «si tratta di decisioni costituzionali, ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione. Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino». Il presidente ha, inoltre, fatto sapere che assumerà il potere esecutivo “con l’aiuto” di un Governo guidato da un nuovo primo ministro nominato dallo stesso presidente.

Nonostante sia passato un decennio dalla rivoluzione del 2011 che ha rovesciato il dittatore Zine El Abidine Ben Ali, la Tunisia rimane dunque soggetta a una certa instabilità politica che ha ostacolato gli sforzi per rilanciare servizi pubblici in rovina e realizzare le riforme richieste dal Fondo monetario internazionale. Gli scenari che ora si aprono sono imprevedibili, anche perché il presidente del parlamento Rached Ghannouchi, anche leader del partito islamico Ennahdha, dopo la decisione di Saied ha annunciato che “le istituzioni sono ancora al loro posto, i sostenitori di Ennahdha e il popolo tunisino difenderanno la rivoluzione“.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: REUTERS

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