Pakistan: pene più severe per lo stupro ma niente castrazione

Il Parlamento ha approvato una legge per inasprire le pene per questo tipo di reati

In Pakistan chi commette uno stupro di gruppo rischia l’ergastolo o la condanna a morte. È questo il contenuto della nuova legge approvata per inasprire le pene contro un fenomeno che preoccupa l’opinione pubblica. Il numero crescente di aggressioni sessuali e violenze nel Paese aveva infatti scatenato nelle scorse settimane ondate di sdegno e proteste, che hanno spinto il Parlamento ad accelerare i tempi su una legge più punitiva e incisiva.

Il Parlamento aveva inserito nel disegno di legge anche un emendamento per inserire la castrazione chimica fra le pene previste per gli stupri multipli. La proposta è stata però bloccata per un parere negativo del clero statale che solitamente consiglia il Governo sulle questioni religiose. La castrazione chimica in questo caso rappresenterebbe anche una violazione della Costituzione.

Oltre all’inasprimento delle pene, la nuova legge prevede anche una generale accelerazione sui tempi. Si stabilisce infatti che siano dei tribunali speciali istituiti a livello nazionale a dover giudicare questo tipo di reati, con un termine massimo preferibilmente inferiore ai quattro mesi. La misura era attesa e particolarmente urgente in un Paese come il Pakistan in cui meno del 3% delle aggressioni sessuali si risolve con una condanna.

Nel frattempo Amnesty International plaude per l’eliminazione di questa clausola; secondo l’associazione la scelta della castrazione chimica che andrebbe invece sostituita con «riforme che affrontino le cause profonde della violenza sessuale e diano alle vittime la giustizia che meritano». Questa misura è già legale in Corea del Sud, Repubblica Ceca e Polonia oltre che in alcuni Stati negli Usa.

di: Marianna MANCINI

FOTO: EPA/RAHAT DAR

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