La Corte Suprema deciderà sull’aborto negli Stati Uniti

La più alta corte statunitense è chiamata a pronunciarsi sul caso Dobbs vs. Jackson Women’s Health Organization

Il futuro della legalizzazione dell’aborto negli Stati Uniti è ancora appeso a un filo. Oggi nelle aule della Corte Suprema inizia un dibattimento che potrebbe limitare l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.

A 52 anni dalla storica sentenza Roe v. Wade con cui la Corte Suprema ha sancito il diritto all’aborto, la più alta corte statunitense potrebbe impugnare una legge in Mississippi per infrangere il precedente stabilito e consentire a ogni Stato di regolamentare il servizio a piacimento, senza alcuna norma condivisa.

I giudici, infatti, dovranno esaminare il caso Dobbs vs. Jackson Women’s Health Organization, nato in seguito a una legge del 2018 – già bloccata in precedenza- con cui il governatore dello stato Repubblicano Phil Bryant ha dichiarato illegali tutti gli aborti praticati dopo la quindicesima settimana di gravidanza.

La Corte, composta da 9 giudici, di cui 6 conservatori, ascolterà le argomentazioni delle due parti, lo Stato e l’unica clinica a praticare interruzioni di gravidanza nel Mississippi, che nelle ultime settimane ha visto un afflusso di decine di pazienti dal vicino Texas, dove a settembre è entrato in vigore un veto quasi totale sull’aborto.

La legge in questione era già stata bloccata dai tribunali federali perché in violazione della giurisprudenza della Corte Suprema, in particolare del pronunciamento chiamato Roe v. Wade, che nel 1973 riconobbe il diritto ad abortire, e la successiva precisazione sul caso Planned Parenthood v. Casey del 1992.

A rivolgersi alla più alta giurisdizione degli Stati Uniti sono state le autorità del Mississippi, Stato conservatore.  In una memoria trasmessa ai giudici, lo Stato afferma che “nulla nel testo della Costituzione, la sua struttura, la sua storia o le tradizioni sostiene un diritto all’aborto”. Altri 18 Stati conservatori hanno dato formale sostegno al Mississippi oltre a centinaia di eletti repubblicani, alla Chiesa cattolica e a numerose associazioni anti-abortiste che hanno speso milioni di dollari per finanziare campagne pubblicitarie in vista di questa data cruciale.

I sostenitori della causa sperano che il pronunciamento della Corte Suprema sia loro favorevole e puntano sulla presenza di tre giudici nominati dall’ex presidente Donald Trump, che nella sua campagna elettorale del 2016 aveva dichiarato che avrebbe scelto magistrati contrari all’aborto.

Il 1 settembre la Corte suprema ha rifiutato di bloccare l’entrata in vigore di una legge che vieterebbe l’aborto già a sei settimane di gravidanza in Texas. Nei prossimi mesi la più alta corte della magistratura si pronuncerà in merito ma non giudicherà la costituzionalità del provvedimento, cosa che farà, invece, con la legge del Mississippi.

Associazioni femministe, medici e difensori dei diritti civili hanno scritto, così come centinaia di eletti democratici e 500 atleti celebri, come la calciatrice Megan Rapinoe. «Convalidare la legge del Mississippi equivarrebbe, senza dirlo, ad annullare Roe», ha affermato Julie Rikelman, direttrice del Centre for Reproductive Rights.

Forti della situazione legislativa in Texas e Mississippi, molti Stati conservatori hanno già varato leggi che stabiliscono il divieto all’aborto a partire da sei, otto, dieci o dodici settimane, e ora attendono il via libera della Corte Suprema per applicarle.

di: Francesca LASI

FOTO: ANSA/EPA/SHAWN TEW

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