La moutya, danza popolare delle Seychelles, diventa patrimonio Unesco

Si tratta di un ballo ritmato e sensuale, da secoli espressione di resistenza contro la schiavitù

Nell’elenco del patrimonio immateriale dell’Unesco troverà posto anche una danza delle Seychelles. Si tratta della “moutya”, un ballo sensuale derivato dalla tradizione degli schiavi africani e “importato” nelle isole nel 18esimo secolo. Nella sua versione originale, questa danza veniva praticata nel cuore della notte in mezzo alle foreste, attorno a un falò.

Molto più di un semplice ballo, questo rito è stato per anni espressione di resistenza alla schiavitù e al controllo dei padroni, oltre che un racconto condiviso della popolazione. Tradizionalmente, accompagnano le danze musiche suonate con tamburi di pelle di capra, triangoli, pentole e utensili da cucina, ma anche noci di cocco. Su questa base ritmata si muove una coreografia circolare, semplice ma sensuale, che risponde agli appelli fatti dal pubblico presente. Un modo per esorcizzare collettivamente le dure condizioni di vita degli schiavi.

Proprio in quanto simbolo di lotta sociale e indipendenza, la moutya è stata molto promossa anche dalle autorità locali che, dopo l’indipendenza del 1976, hanno ritenuto questa danza come fondante dell’identità nazionale creola. Negli anni era sopraggiunto anche un divieto a praticare questo rito, molto rumoroso, dopo le 21; nel 2018 il divieto è poi stato abrogato per volere del Dipartimento della Cultura locale.

Non si tratta del primo ingresso musicale nel patrimonio dell’Unesco. Due anni fa l’Agenzia aveva già riconosciuto il suo patrocinio anche alla musica reggae.

di: Marianna MANCINI

FOTO: WIKIMEDIA COMMONS/GERARD LAROSE

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