Mani Pulite, 30 anni dopo. Paolo Berlusconi: “occasione persa”

L’imprenditore e fratello di Silvio ha ricordato come l’inchiesta abbia peccato nell’affrontare “da un punto di vista politico una realtà che era degenerata”

30 anni fa il pm Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal gip Italo Ghitti un ordine di arresto per l’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano ed esponente di spicco del Psi. Iniziava così Mani Pulite, l’inchiesta che sconvolse l’Italia svelando un sottobosco fraudolento di corruzione che coinvolse politica e imprese.

Oggi ricorda quella maxi-inchiesta Paolo Berlusconi, imprenditore, editore e fratello di Sivlio. «Mani Pulite è stata un’occasione persa per rilanciare in modo corretto il rapporto tra politica e mondo degli affari» spiega.

«Anziché rimediare alle storture che erano nate per le esigenze del finanziamento dei partiti – prosegue – si è voluto fare un’azione politica per defenestrare una sola parte dei partiti che costituivano il panorama politico italiano».

L’esigenza era dunque “reale” ma “si è scelto un giustizialismo che non ha fatto bene all’Italia“. Berlusconi si ricollega anche al celeberrimo discorso di Bettino Craxi in Parlamento, ribadendo che “forse la strada da seguire“, ossia “affrontare da un punto di vista politico una realtà che era degenerata. Mi ricorda molto i film ispirati alla vendetta, si uccideva qualcuno e poi scattava la vendetta. E invece ci vuole giustizia“.

Secondo l’imprenditore, quindi, Mani Puliteè stata un’occasione persa“: poteva infatti “essere l’occasione per rimediare a un andamento motivato proprio dalle esigenze della politica, bisognava essere meno ipocriti, capire che la politica aveva le sue esigenze, e quindi affrontarle in modo adeguato“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA

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