
A causa delle scarse precipitazioni e dell’aumento delle temperature soffrono tutti i bacini idrici italiani, compresi i grandi laghi e i manti nevosi
L’emergenza climatica riguarda da vicino moltissime città italiane e non risparmia nemmeno il fiume più importante del Paese: il bacino del Po è interessato da una crisi idrica gravissima che ha portato a uno stato di “emergenza in Piemonte e nel Delta, ma tutto il Distretto è in difficoltà“.
A lanciare l’allarme è l’Osservatorio sulle crisi idriche secondo cui il fiume ha registrato il 40% in meno della portata; percentuale che sale al 60% negli affluenti. Il rapporto punta il dito contro la “perdurante mancanza” di precipitazioni che ha peggiorato la “grave aridità” del suolo e dunque l’impoverimento delle falde acquifere sotterranee.
Poche piogge e temperature in aumento (anche a febbraio si è registrato un aumento di tre gradi centigradi) non migliorano la situazione: questo si conferma come il “secondo inverno più caldo degli ultimi 40 anni“. Non si era mai registrata una “una stagione invernale mite e asciutta come quella che si sta per concludere“.
In particolare, nel mese di febbraio fra le località attraversate dal Po ha registrato dei gravi picchi di siccità idrologica Piacenza.
A livello di precipitazioni, fra il 2006 e il 2020 le piogge non sono solo abbondantemente sotto la media ma sono anche prossime ai valori minimi, con valori particolarmente bassi a febbraio 2012 e 2020: quest’ultimo è stato l’inverno più secco degli ultimi 65 anni. L’assenza di precipitazioni ha diverse gravi conseguenze oltre all’aridità dei terreni, incrementando anche il rischio incendi nelle aree boschive e di montagna.
Proprio in montagna, in particolare sull’arco alpino, il manto nevoso è prossimo ai minimi e il totale dell’acqua immagazzinata è inferiore del 70% rispetto alla media stagionale. Da questo punto di vista non va meglio per i grandi laghi che afferiscono ai serbatoi alpini e appenninici. Il lago Maggiore è poco sopra allo zero idrometrico, mentre il lago di Como e di Iseo sono già sotto questa soglia, portando a conseguenze nefaste anche per l’habitat naturale e la biodiversità.
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY