Draghi: “aiutare l’Ucraina è difendere multilateralismo”

Il premier parlando con la stampa estera: “Kiev e Mosca chiedono Italia come garante. Impegno del 2% del Pil preso con la Nato da confermare”

Multilateralismo è difendere la pace, la Nato è multilaterale“: ad affermarlo è il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, durante la conferenza con la stampa estera. «Aiutare l’Ucraina e mostrarci così uniti e compatti nella guerra è anche difendere l’ordine multilaterale, le regole che ci hanno accompagnato dalla fine della seconda Guerra e hanno dato democrazia, pace e benessere. Il multilateralismo si deve adattare come la globalizzazione ma non si interrompe: difendiamo questi valori con convinzione» – ha aggiunto.

Draghi ha fatto sapere di aver sentito ieri il presidente russo Vladimir Putin per “parlare di pace“, chiedendogli quando sarebbe stato dichiarato un cessate il fuoco. Tuttavia, come spiegato dal premier, per Putin “le condizioni non sono mature”. «Ma è stato aperto poi il corridoio di Mariupol» – ha specificato.

Un altro tema trattato durante il colloquio è stato un possibile incontro con il presidente ucraino Zelensky. «Ho espresso la mia convinzione che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky che lo sta chiedendo dall’inizio. E Putin mi ha risposto che tempi non maturi. Uno dei punti di Putin è che ci sia piccoli passi avanti nei negoziati – ha affermato Draghi. – Le posizioni delle due parti si sono un po’ avvicinate – ha aggiunto in merito ai negoziati, ma sono cauto perché c’è ancora molto scetticismo. Tutti desideriamo vedere uno spiraglio di luce. Le sanzioni funzionano, alla pace si arriva se l’Ucraina si difende, altrimenti non si arriva alla pace».

Nella costruzione di un percorso di pace, durante la telefonata Draghi ha riaffermato “la disponibilità dell’Italia” a collaborare. «La telefonata si è conclusa con l’intenzione di mantenersi in contatto» – ha aggiunto annunciato che Mosca e Kiev hanno chiesto all’Italia di svolgere il ruolo di Paese garante. «L’aspetto positivo è che l’Italia è richiesta come garante sia dall’Ucraina sia dalla Russia. Quale sarà il contenuto esatto delle garanzie è presto per definirlo, dipenderà dai negoziati. Potranno essere garanzie che le clausole che saranno negoziate siano attuate: la pace, il tipo di neutralità, lo statuto delle regioni del Donbass e Lugansk» – ha spiegato.

Sul ruolo ricoperto dagli altri Paesi, Draghi ha detto di avere “aspettative positive” sul “ruolo della Cina“. «Potrebbe diventare un protagonista di prima grandezza nel processo di pace. Bisogna vedere se le aspettative sono confermate – ha spiegato in merito al vertice Ue-Cina in programma domani. – L’Ue è unita, ha dimostrato compattezza, il vertice di domani serve a riaffermare questa unita, chiedere alla Cina di svolgere ruolo attivo per pace, ma anche arrivare un riconoscimento reciproco, ci siano pratiche non sleali, protezione dei diritti di proprietà individuale. L’Ue e certamente con i Paesi membri della Nato, credono in democrazia liberta e regole multilaterali».

In relazione all’Unione Europea, poi, il premier è tornato su un tema già molto discusso, una Difesa europea. «Gli eventi attuali – ha detto – richiamano l’importanza dell’unione politica europea. La costruzione di una difesa europea è un passo importante anche in ottica politica. La difesa comune europea vuol dire che tutti noi saremo alleati per sempre in futuro: sarebbe l’obiettivo più importante mai raggiunto del continente. L’Italia ne è sempre stata convinta, fin dai primi anni ’50 con Alcide De Gasperi. Abbiamo un problema che viene ancor prima delle decisioni nazionali sugli investimenti. Bisogna fare un coordinamento per superare le decisioni nazionali. Dobbiamo capire chi spende, quanto e per cosa. Bisogna partire da lì. È un obiettivo talmente esistenziale per l’Europa che deve essere preso sul serio».

L’attenzione si è inoltre concentrata sul ruolo svolto in questi giorni dalla Turchia. «Sta svolgendo un ruolo importantissimo per avviare il negoziato verso un risultato di pace e tutti i Paesi sono pronti a collaborare in questa direzione. Non è ancora stata concordata una data ma con Francia e Turchia abbiamo concordato un incontro per rinforzare le relazioni commerciali nelle prossime settimane. Certamente i rapporti con la Turchia in generale sono molto migliorati ma bisogna fare ancora molto» – ha spiegato.

Il premier è poi intervenuto in merito all’aumento delle spese militari (leggi qui) dicendo che “sul Def non è prevista alcuna indicazione specifica di spese militari“. «L’impegno dell’Italia per il 2% del Pil per le spese militari con la Nato è stato preso nel 2014 ed è stato ribadito da tutti i Governi, dal 2018 al 2021 le spese nel bilancio delle difese sono aumentate tra il 17% e il 26-27%. L’impegno dell’Italia è confermare quanto fatto precedentemente e gli impegni con la Nato – ha affermato. – Ci siamo visti con il presidente Conte il quale chiedeva l’allungamento dei tempi al 2030. Io ho detto no, si fa quel che il ministro della Difesa, Guerini, ha proposto e deciso per il 2028».

Il vincolo del 2024, che ha creato non poche polemiche all’interno del contesto politico italiano, “è un vincolo che in realtà è stato preso come un’indicazione e non come un obiettivo e molti Governi Ue lo hanno disatteso“. «L’Italia ha un livello un po’ sotto la Germania, molto sotto la Francia e il Regno Unito. Noi siamo intorno all’1,4% ma l’obiettivo del 2% è un obiettivo verso cui tendere con continuità e realismo. Non c’è alcuna sorpresa in questo obiettivo di tendenza» – aggiunge Draghi.

Non è mancato nel corso del colloquio con Putin il tema gas. «Le parole di Putin sono state: i contratti esistenti rimangono in vigore, le aziende europee, e ha rimarcato che è una concessione solo per loro, continueranno a pagare in euro o in dollari. La spiegazione su come si faccia a conciliare le due posizioni, dollari e pagare in rubli, è stata lunga e ho ascoltato dicendo che poi i tecnici si sarebbero messi in contatto. Quello che ho capito è che la conversione è un fatto interno alla Federazione Russa. Ora ci sono analisi in corso per capire che significa. Mi sembra non sia semplice cambiare valuta di pagamento senza violare i contratti» – ha spiegato Putin.

Sulla questione ha poi aggiunto: «i beni scambiati a livello mondiale come petrolio, gas materie prime, grano hanno prezzi da sempre fissati in dollari e euro. Non è assolutamente facile cambiare valuta di riferimento. Gli europei ci hanno pensato per affermare il ruolo dell’euro ma non funziona. Quindi è inaccettabile e non fattibile perché le difficoltà tecniche sono insormontabili».

A proposito del settore energetico, il premier ha sottolineato la necessità di “investimenti in infrastrutture” nel Paesi mediterranei dell’Ue: «i gasdotti sono solo ipotesi: devono essere studiati, si tratta di investimenti che impiegano anni». Sul gasdotto EastMed ha aggiunto: «al momento non so se la Turchia sia coinvolta o no, ma la Commissione sta studiando la fattibilità. Quello che posso dire è che quello che è successo cambia fortemente i giudizi di fattibilità».

Sui lavori di emancipazione dal gas russo ha poi aggiunto: «prima di tutto diversificazione di fornitori e verso le rinnovabili. In questo senso bisognerà aumentare la velocità degli investimenti. Dobbiamo ridurre il processo autorizzativo per le installazioni eoliche, fotovoltaiche, rinnovabili. L’Italia sostiene la necessità di un tetto al prezzo del gas. Quanto più noi sostituiamo gas russo con altri fornitori tanto più è difficile continuare a compensare. Riusciremo a compensare subito il 30-40% e poi diventare più difficile andando avanti. Il terzo piano riguarda l’aiuto alle famiglie e imprese. Il Governo ha speso circa 20 miliardi di euro in aiuto e continueremo in aiuti se necessario».

Draghi ha aperto la conferenza ricordando il corrispondente estero italiano Franco Venturini, deceduto oggi.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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