Prendono il reddito di cittadinanza ma lavorano in nero

Ecco come i furbetti del sussidio ingannano lo Stato

Buongiorno, la chiamo dal Centro dell’impiego in quanto lei risulta percettore del reddito di cittadinanza. Attualmente ha trovato già un impiego? «No, come faccio a lavorare se percepisco il reddito di cittadinanza?» risponde in un italiano lento e premeditato Mario, nome di fantasia, dall’altro lato del telefono.
Mario ha 63 anni, ufficialmente disoccupato e vive a Grumo Nevano, in provincia di Napoli. Da sei mesi percepisce l’aiuto (dello Stato) «per formare e trovare lavoro». Il suo accredito mensile è di 800 euro. Ecco perché, nel fingerci impiegati del centro dell’impiego di Napoli, gli offriamo un lavoro come operatore ecologico alle stesse cifre. Dopo di lui proviamo con altri percettori del reddito. Non persone a caso ma cittadini che ufficialmente risultano disoccupati e che in realtà lavorano in nero raggiungendo, a loro modo, l’obiettivo dichiarato dal Governo: «integrare il reddito della tua famiglia in un momento di difficoltà». Sarà per questo che tutti rifiutano la nostra proposta, con scuse a volte grottesche. «Ma le pare che io a 56 anni vado a fare lo spazzino? Ma stiamo scherzando? Richiamatemi quando avrete un’offerta migliore» – si inalbera Vito, gli anni li dichiara lui stesso, disoccupato di lungo corso. Anzi, disoccupati, visto che la moglie e i figli gli fanno compagnia a casa e vivono con i mille euro al mese che gli garantisce il reddito di cittadinanza. Peccato, però, che quando risponde al telefono i rumori ambientali siano quelli tipici di un cantiere edile, dove tra l’altro lo ritroveremo qualche giorno dopo. «Il posto di lavoro è troppo lontano da casa mia, non si può avere più vicino?» Poco importa se la sede proposta è ad appena 7 km. «800 euro al mese? – commenta sbalordito Umberto, che di euro del reddito di cittadinanza ne percepisce 643 al mese -. E con questo stipendio ce la faccio ad andare avanti al giorno d’oggi?». E ha ragione, perché 800 euro al mese sono pochi rispetto a quelli che guadagna lui. Infatti allo stipendio statale aggiunge quello come operaio in un opificio che fabbrica scarpe, questo sì sotto casa sua.

Approfondisci: Corriere della Sera

Rispondi