Elder e Hjorth sono stati condannati all’ergastolo in primo grado, ritenuti responsabili della morte di Mario Cerciello Rega
Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth sconteranno l’ergastolo per l’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega. A deciderlo, dopo 13 ore di consiglio è la Prima Corte d’Assise di Roma. «È stato un lungo e doloroso processo. Questo non mi riporterà Mario. Non lo riporterà in vita, non ci ridarà la nostra vita insieme. Oggi è stata messa la prima pietra per una giustizia nuova. L’integrità di Mario è stata dimostrata nonostante da morto abbia dovuto subire tante insinuazioni» – queste le parole della vedova, Rosa Maria Esilio, in lacrime dopo la sentenza.
A richiedere l’ergastolo e l’esclusione delle attenuanti l’accusa rappresentata dalla pm Maria Sabina Calabretta e dall’aggiunto Nunzia D’Elia. «Una sentenza severa, ma corrispondente al delitto atroce che è stato commesso» – ha aggiunto il legame di parte civile della famiglia. – «È una pena adeguata alla gravità del fatto, per i due imputati non hanno dato alcun segno di pentimento».
Non erano della stessa idea gli avvocati della difesa. «Questa sentenza» – ha commentato l’avvocato Renato Borzone, difensore di Finnegan Lee Elder – «rappresenta una vergogna per l’Italia con dei giudici che non vogliono vedere quello che emerso durante le indagini e il processo. Non ho mai visto una cosa così indegna. Faremo appello: qui c’è un ragazzo di 19 anni che è stato aggredito. Abbiamo assistito al solito tandem procure e giudici». «Una sentenza che non scalfisce la nostra convinzione che Gabriel Natale Hjorth sia assolutamente innocente. Leggeremo le motivazioni ma faremo sicuramente appello» – si è accodato Fabio Alonzi, legale di Hjorth.
Stabilito, insieme alla condanna all’ergastolo, anche quasi un milione di euro a titolo di provvisionale in favore delle parti civili e due mesi di isolamento diurno. Anche il secondo carabiniere coinvolto nella vicenda, Andrea Varriale, ha ottenuto un risarcimento.
I fatti risalgono alla notte tra il 25 e 26 luglio 2019 quando Mario Cerciello Rega, originario di Somma Vesuviana e di servizio alla Stazione di Campo de’ Fiori a Roma, era stato ucciso dopo essere intervenuto per una segnalazione di presunto furto. Il militare, sposato da appena 40 giorni, aveva scovato i due ladri prima di essere aggredito con diverse coltellate da uno dei due. Per lui, morto poco dopo all’ospedale Santo Spirito, non c’era stato nulla da fare nonostante i tentativi disperati di rianimazione del personale medico.
L’immediata caccia all’uomo, avvantaggiata dalle riprese delle videocamere di sicurezza, aveva portato al fermo di Elder Lee e Natale Hjorth, due giovani di cittadinanza americana, uno dei quali aveva poi confessato l’omicidio. I due erano stati individuati all’interno dell’hotel Meridien di via Federico Cesi, a pochi passi dal luogo del delitto. Inizialmente si pensava potessero essere studenti della John Cabot University, notizia poi smentita dal preside della scuola. Quello che sembrava un semplice furto con riscatto si era poi scoperto essere molto di più: i 19enni avevano acquistato della cocaina da un pusher, rivelatasi poi semplice polvere bianca, forse aspirina. Decidendo di vendicarsi, avevano rubato il borsello del pusher chiedendo il riscatto del bottino ma lo spacciatore, scopertosi informatore delle forze dell’ordine, aveva coinvolto i militari. All’appuntamento concordato così si erano presentati Cerciello Rega e Varriale, in borghese, poi aggrediti dai due giovani statunitensi. Dietro un pannello della stanza d’albergo di Lee e Hjorth era stato ritrovato un grosso coltello, l’arma del delitto: i due si stavano preparando alla fuga negli Stati Uniti prima di essere arrestati.
Le indagini si erano concentrate sull’unico punto di contrasto delle versioni raccontate. Lee aveva, infatti, affermato di non aver capito che si trattasse di un carabiniere, mentre Hjorth aveva dichiarato che i militari si erano qualificati come tali. A complicare lo svolgimento dell’inchiesta, oltre la complessità della vicenda, era stata anche la pubblicazione di una foto di Natale Hjorth bendato durante l’interrogatorio: la Procura di Roma ha disposto lo scorso febbraio la citazione diretta a giudizio per il carabiniere Fabio Manganaro, ritenuto responsabile di misura non consentita dalla legge. Nell’inchiesta sulle azioni dell’Arma sono coinvolti anche il militare che ha scattato la foto, Silvio Pellegrini, per i reati di rivelazione del segreto d’ufficio e abuso d’ufficio, e l’ex comandante della stazione di Piazza Farnese, Sandro Ottaviani a cui viene contestato il reato di falso. Ottaviani, infatti, avrebbe dichiarato di aver ricevuto la pistola d’ordinanza di Andrea Varriale, la notte della morte di Cerciello Rega, mentre è poi emerso che i due militari erano disarmati al momento dell’aggressione.
di: Alessia MALCAUS