Continuano le evacuazioni dall’Afghanistan mentre i leader talebani si incontrano per formare il futuro Governo
Il caos regna ancora sovrano all’aeroporto di Kabul ma secondo i talebani non è loro responsabilità: «l’Occidente avrebbe potuto avere un piano migliore per evacuare» – ha detto un rappresentante del movimento alla Reuters. A 6 giorni dalla presa di potere degli estremisti islamici, infatti, le vie per l’aeroporto sono ancora intasate dal traffico, tra pedoni e posti di blocco, mentre in migliaia assediano gli ingressi (leggi qui). Girano ancora nuove immagini in cui si vedono soldati americani prendere i bambini sollevati dagli afgani per essere portati in salvo oltre il muro per il gate.
Secondo fonti presenti sul posto, inoltre, cittadini afgani presenti sulle liste dei voli di evacuazione vengono bloccati dai talebani ai check point che chiedono denaro (1.500/2.000 dollari) per consentire il passaggio all’interno dello scalo. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha inoltre confermato che i miliziani hanno preso possesso di un enorme arsenale statunitense del valore di miliardi di dollari: dai veicoli militari Humvee ai fucili M4 e M16, fino a elicotteri Black Hawk e aerei A-29.
Il ponte umanitario con l’Occidente resta nel frattempo ancora attivo anche se le operazioni procedono a rilento. Solo negli ultimi cinque giorni in Italia sono atterrati circa mille cittadini afgani, di cui 70 under 14, e altri sono a Kabul in attesa di partire. «Giorni senza sosta per le Forze Armate che stanno garantendo un’importante operazione umanitaria. Un lavoro di squadra grazie alla collaborazione il Ministero della Difesa, Esteri, Interni e servizi di informazione» – ha dichiarato in una nota il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
Sempre dal fronte italiano, questa mattina Palazzo Chigi ha reso nota la notizia di un colloquio telefonico tra il premier Mario Draghi e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, incentrato sulla crisi afgana. In particolare sono stati discussi gli ultimi sviluppi e le implicazioni di quanto sta accadendo, l’evacuazione dei connazionali e dei cittadini afghani vulnerabili, la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’assistenza umanitaria a favore della popolazione. Sono state, inoltre, discusse le prospettive dell’azione della Comunità internazionale nei diversi contesti, a partire da G7 e G20, a favore della stabilità e dello sviluppo dell’Afghanistan.
Secondo quanto emerso da una nota della Casa Bianca, i leader hanno sottolineato l’importanza di proseguire con uno “stretto coordinamento” tra il personale militare e civile americano e italiano a Kabul, “che stanno lavorando senza sosta per evacuare i propri cittadini e gli afghani che hanno coraggiosamente sostenuto la Nato“. Nella nota, ancora, si evidenzia anche “l’opportunità per il G7 di pianificare nel prossimo summit virtuale dei leader un approccio comune sull’Afghanistan“.
E sempre sulle operazioni di evacuazione, Biden ha aggiunto: «faremo tutto quello che possiamo per dare una evacuazione sicura agli americani e agli afghani che sono in pericolo perché hanno collaborato con le forze estere. Vi garantisco che mobiliterò tutte le risorse necessarie. Siamo in costante contatto con i talebani, per garantire la sicurezza degli americani e dei civili. Dal 14 agosto gli Usa hanno evacuato dall’Afghanistan circa 13 mila persone, oltre ad aver facilitato altri voli charter». Secondo quanto riferito dal presidente, gli Stati Uniti hanno quasi 6 mila soldati sul terreno ma non è noto il numero preciso di quanti americani sono rimasti in Afghanistan né dove si trovino. Biden ha poi sottolineato che l’evacuazione dalla capitale afghana è “una delle più difficili operazioni di ponte aereo della storia” e ha affermato che non è in grado di garantire “l’esito finale” di questa rischiosa operazione. Il presidente ha poi escluso che gli alleati Usa stiano sollevando “la questione della nostra credibilità” e ha ribadito che gli Stati Uniti non hanno più alcun interesse nazionale in Afghanistan dopo la sconfitta di Al Qaida.
Un secondo colloquio, invece, si è tenuto tra lo stesso Biden e il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo quest’ultimo, gli Stati Uniti d’America hanno una “responsabilità morale” nell’evacuazione degli afghani che hanno assistito le truppe americane ed europee negli ultimi 20 anni. Macron ha, inoltre, “sottolineato l’assoluta necessità di garantire un coordinamento rapido e concreto tra gli alleati sul terreno per continuare le evacuazioni“, secondo quanto riferito dall’Eliseo.
La Nato, intanto, lancia il suo avvertimento ai talebani: «ci aspettiamo che permettano il passaggio sicuro per tutti gli stranieri e gli afghani che vogliono lasciare il Paese – ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg. – La priorità assoluta e più urgente in questo momento resta quella di trasferire fuori dall’Emirato islamico i cittadini internazionali e locali che hanno lavorato per gli Alleati. Gli aerei ci sono. E ci sono anche Paesi disposti a dare accoglienza». La cosa difficile, ha spiegato, soprattutto per gli afghani, è riuscire a raggiungere ed entrare nello scalo di Kabul. La richiesta che si leva dall’Alleanza è anche lo stop alla violenza unita a una “profonda preoccupazione per le segnalazioni di gravi violazioni e abusi dei diritti umani“, oltre che alla possibilità che il Paese diventi nuovamente sede di organizzazioni terroristiche pronte a sferrare attacchi contro l’Occidente. «Non permetteremo ai terroristi di minacciarci ancora dall’Afghanistan» – ha aggiunto Stoltenberg.
Nel frattempo, in Afghanistan, il mullah Abdul Ghani Baradar e altri leader dell’ufficio politico talebano sono arrivati nella tarda serata di ieri a Kabul da Kandahar. Secondo quanto si apprende, i leader talebani di diverse parti del Paese si stanno radunando nella capitale per avere consultazioni sul futuro Governo dell’Afghanistan. La delegazione dell’ufficio politico del Qatar guidata dal mullah Baradar era arrivata a Kandahar lo scorso 18 agosto. I talebani sono infatti sotto pressione dalla comunità mondiale affinché annuncino una configurazione provvisoria per porre fine all’incertezza politica.
A differenza di quanto precedentemente annunciato, tuttavia, la popolazione femminile non potrà mantenere tutti i diritti conquistati negli ultimi 20 anni. Nelle università pubbliche e private della provincia di Herat, nell’Afghanistan occidentale, infatti, non sarà più permesso alle ragazze frequentare classi miste. A riportarlo è l’agenzia di stampa Khaama. I talebani, infatti, hanno sostenuto, durante un incontro con docenti universitari e titolari di istituzioni private, che non esiste una giustificazione per proseguire con le classi miste. I docenti della provincia hanno ribattuto che le università e gli istituti governativi sono in grado di gestire classi separate, mentre a causa del basso numero di studentesse gli istituti privati non possono permettersi di creare aule solo per ragazze.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/STRINGER