Doppia assoluzione in corsia

Torna una donna libera l’ex infermiera Daniela Poggiali. La Corte di assise di appello di Bologna ha cancellato per lei un ergastolo e una condanna a 30 anni

«Adesso voglio pensare un po’ a me stessa, godermi la mia famiglia. Poi mi piacerebbe, un domani, tornare a fare il mio lavoro. La speranza è sempre quella». Sono queste le prime dichiarazioni di Daniela Poggiali, ex infermiera di 45 anni, imputata per l’omicidio di pazienti morti in corsia all’ospedale di Lugo, nel Ravennate, dopo essere tornata una donna libera.

«Questa vicenda mi ha portato del dolore – ha aggiunto, – ma non mi ha tolto la convinzione che io sia una brava infermiera e che possa fare di nuovo il mio lavoro, come facevo prima. Mi sento bene, sono stata nella mia famiglia. Mi sto riappropriando pian piano della mia libertà e di quel sapore incredibile che ha la libertà dopo più di 10 mesi chiusa in un carcere. Ringrazio sempre la buona giustizia. Ho avuto modo di tastarla a Bologna, di averne una prova. Mi dispiace solo che se questa vicenda fosse stata gestita in maniera diversa dall’Asl e dalla Procura di Ravenna a quest’ora non sarei stata dipinta come il serial killer e forse non sarei neanche finita a processo in tribunale».

La Corte di Assise di appello di Bologna ha infatti assolta la donna perché il fatto non sussiste nell’appello ter per la morte di Rosa Calderoni, 78enne deceduta l’8 aprile del 2014 e anche per il caso del 94enne Massimo Montanari, deceduto il 12 marzo 2014 sempre a Lugo. Doppia assoluzione quindi per la Poggiali che è stata immediatamente scarcerata.

Per la morte di Rosa Calderoni si partiva da un ergastolo, due volte riformato da assoluzioni in appello, poi annullate da altrettante Cassazioni. Per il decesso di Massimo Montanari l’ex infermiera aveva ricevuto una condanna a 30 anni in primo grado.

Nell’aula erano presenti la sorella e il cognato che appena la Corte ha letto il dispositivo si sono avvicinati a lei. «Sono felice, non poteva che andare così», ha detto.

I giudici hanno ordinato l’immediata scarcerazione di Poggiali: la donna raggiungerà dunque Forlì, dove è in custodia cautelare, e poi una volta prese le sue cose, sarà di nuovo libera, come successe dopo la prima assoluzione, nel luglio 2017, dopo mille giorni di carcere. 

Calderoni era entrata in ospedale con un banale malore ed era morta senza spiegazioni pochi giorni dopo, l’8 aprile del 2014. Gli accertamenti avevano svelato nel suo sangue una presenza anomala di potassio che aveva insospettito l’azienda sanitaria, da qui la segnalazione alla Procura di Ravenna e il successivo arresto.

Per quanto riguarda Massimo Montanari, era stato ricoverato a Lugo per un’infezione polmonare, regredita grazie agli antibiotici e morto in corsia la notte prima delle dimissioni, il 12 marzo del 2014. Secondo la tesi accusatoria, quella notte Poggiali si era offerta di sostituire una collega nel giro dei pazienti del settore, un espediente per poter entrare nella stanza di Montanari e somministrargli la dose di sostanza letale, presumibilmente cloruro di potassio. Il gup di Ravenna aveva accolto la ricostruzione condannando l’imputata a 30 anni per omicidio aggravato da premeditazione, uso di sostanza venefica, abuso di potere e motivi abbietti. Il movente, infatti, era stato riconosciuto in una minaccia di morte rivolta nel 2009 all’uomo, al tempo datore di lavoro dell’ex compagno della Poggiali.

Nel chiedere l’assoluzione i difensori dell’ex infermiera hanno definito le indagini “inaffidabili” e “abusive“.

di: Maria Lucia PANUCCI

FOTO: ANSA/ GIORGIO BENVENUTI

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