Boss del Brenta, Cassazione conferma la pena

L’avvocato: “faremo ricorso alla Corte di giustizia europea”

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a quattro anni nei confronti dell’ex boss del Brenta, Felice Maniero.

I giudici hanno respinto il ricorso presentato da Rolando Iorio, che ha annunciato: «attendiamo le motivazioni e faremo ricorso alla Corte di giustizia europea».

Maniero dovrà scontare la pena di quattro anni per maltrattamenti alla compagna.

Attualmente, Maniero è detenuto a Pescara. Era stato arrestato nell’ottobre del 2019 a Brescia, dove viveva con un’identità segreta, per maltrattamenti nei confronti della storica compagna Marta Bisello.

Maniero aveva ammesso in parte alcuni episodi, spiegando che la relazione era finita però per motivi economici: “finiti i soldi, finito amore“, ha sempre detto in aula Maniero.

Capo indiscusso della Mala del Brenta, Felice Maniero ha una storia piuttosto lunga con la giustizia. Evaso dal carcere tre volte (da Fossombrone nel dicembre 1987, da Portogruaro nel 1989 e da Padova a giugno 1994), è stato accusato di rapina ed omicidio.

Nel 1995 è diventato collaboratore di giustizia e con le sue dichiarazioni ha contribuito a smantellare la banda che lui stesso aveva messo su.

È stato perciò ammesso al programma di protezione, ha cambiato nome ed è passato a scontare la pena in una località segreta.

Nel febbraio del 2006 è tornato a riempire le cronache: la figlia 29enne è morta per quello che inizialmente si è ritenuto un suicidio e poi invece è stato classificato come omicidio per vendetta nei confronti del padre.

Nel 2010 è tornato in libertà: nel corso degli anni ha lavorato in una ditta che dirigeva con il figlio, dedita alla depurazione idrica, chiusa nel 2016 in seguito alla scoperta da parte dell’ASL di valori d’arsenico fuori norma nel sistema di depurazione delle casette per l’acqua pubblica.

Nel 2019 ha affrontato un’intervista con Roberto Saviano in cui ha parlato della sua strategia antimafia e in seguito ha annunciato l’avvio di una startup con nuovi brevetti per le microplastiche.

Ma nell’ottobre del 2019 è scattato l’arresto per accuse di maltrattamento.

di: Micaela FERRARO

FOTO: ANSA

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