Stop al boia

In Oklahoma Julius Jones è stato graziato all’ultimo istante

A poche ore dall’esecuzione, Julius Jones è stato risparmiato (ne avevamo parlato qui).

Il governatore dell’Oklahoma Kevin Stitt ha commutato la pena del condannato in ergastolo: una decisione accolta con un urlo di gioia dai manifestanti che si erano radunati nelle ultime ore davanti all’ufficio di Stitt, l’unico che poteva cambiare il destino di Jones.

«Dopo un’attenta revisione del materiale presentato da tutte e due le parti ho deciso di commutare la sentenza per Julius Jones al carcere a vita senza possibilità di uscire sulla parola», sono state le parole del governatore.

Facciamo un passo indietro. Julius Jones, 41 anni, afroamericano, è stato condannato alla pena capitale per l’omicidio di Paul Howell, avvenuto nel 1999. Ad accusarlo è stato un conoscente, Christopher Jordan, che ha confessato il delitto per avere uno sconto di pena.

Jones si è sempre dichiarato innocente: la sua famiglia aveva testimoniato a più riprese che il ragazzo si trovava a tavola con loro per cena al momento dell’omicidio e, sempre secondo la difesa, il processo sarebbe stato viziato dalla componente razzista.

Al contrario, la famiglia di Howell ha sempre respinto la dichiarazione di innocenza di Jones e si è detta contraria agli sforzi per fargli ottenere la grazia. La sorella della vittima e le due figlie avrebbero assistito all’esecuzione del condannato se non fosse stata fermata.

Il caso di Julius Jones ha attirato l’interesse nazionale. Molti vip si sono spesi per lui, primi fra tutti Kim Kardashian e diversi giocatori dell’Nba. Più di 6 milioni di persone nel mondo hanno firmato una petizione per Jones e l’ambasciatore dell’Ue, Stavros Lambrinidis, ha scritto una lettera al governatore.

Poco prima del pronunciamento di Stitt, i legali dell’afroamericano avevano presentato una mozione di emergenza per bloccare l’esecuzione in considerazione anche delle “prove schiaccianti“, così definite, emerse sulle sofferenze causate dal cocktail di farmaci dell’iniezione letale.

Si fa riferimento all’esecuzione dello scorso mese di John Marion Grant, finita sotto accusa perché il detenuto ha avuto le convulsioni e ha vomitato ripetutamente fra dolori lancinanti prima di morire.

di: Micaela FERRARO

FOTO: AFP

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