No war: più di 4468 arresti nelle manifestazioni in Russia

Fino ad ora solo a Mosca ci sono stati oltre 1600 fermi. In Italia scende in piazza la comunità ucraina

Continuano le manifestazioni in tutto il mondo per dire no alla guerra. In Russia l momento sono oltre 4.300 le persone arrestate mentre protestavano in 56 città nel Paese. Il dato lo fornisce Ovd-Info, un progetto mediatico russo indipendente volto alla salvaguardia dei diritti umani e alla lotta alla persecuzione politica.

L’organizzazione sottolinea che questo dato potrebbe essere calcolato per difetto visto che ogni dipartimento di polizia può avere più fermati rispetto agli elenchi pubblicati. Loro pubblicano solo i nomi delle persone di cui si ha certezza. Solo a Mosca ci sono stati, fino ad ora, oltre 1.600 fermi.

Le manifestazioni riempiono anche le città di tutta Italia. La comunità ucraina di Napoli si è ritrovata in piazza del Plebiscito davanti al colonnato della basilica di San Francesco di Paola. Innalzando la bandiera hanno intonato l’inno nazionale e pregato per le vittime. «Siamo un popolo di pace, non sappiamo quale sarà la nostra fine. Putin non si fermerà fino a quando non avrà occupato l’intero territorio. Chiediamo aiuto all’Europa, abbiamo bisogno di armi per difenderci e cercheremo di resistere se si combatterà una guerra tradizionale. Ma se Putin usa il nucleare sarà la nostra fine» dicono i manifestanti.

Anche la comunità ucraina di Roma è scesa in piazza per chiedere lo stop del conflitto e un maggior impegno dei Paesi occidentali. «Ci aspettavamo di più dalle comunità occidentali – dice Oles Horodetskyy , presidente dell’Associazione cristiana degli ucraini in Italia – c’è un invasore e c’è un Paese invaso, chi parla oggi di neutralità sbaglia. Se non si può stabilire una no fly zone sul nostro paese almeno dateci i missili, ci penseremo noi a fermarli».

Manifestazioni si sono svolte anche a Milano e a Bruxelles. Diverse migliaia di persone si sono unite alla marcia per la pace organizzata dall’associazione Promote Ukraine.

di: Francesca LASI

FOTO: ANSA/MATTEO CORNER

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