L’esponente di Fratelli d’Italia è accusato di false comunicazioni ai pm nell’ambito dell’inchiesta sul crac della società di lavoro interinale: “lo stesso pm ha escluso il mio coinvolgimento”

Stafano Maullu, esponente di Fratelli d’Italia ed ex assessore lombardo, si dichiara estraneo ai fatti nel merito dell’inchiesta sul crac della Maxwork, società di lavoro interinale dichiarata fallita nel 2015, coordinata dal pm di Bergamo Paolo Mandurino.

In una nota Maullu, ex parlamentare di Forza Italia, ha specificato di essere stato sentito come persona informata sui fatti: «ho letto su agenzie di stampa che sarei indagato per aver fornito false informazioni al Pm in un processo a carico di altri per fatti ai quali sono pacificamente estraneo come facilmente rilevabile dagli atti. Confido che al termine dell’indagine il Pm avrà tutti gli elementi per procedere all’archiviazione della mia posizione. Sono stato chiamato come ‘persona informata sui fatti’ dal Pm di Bergamo in merito ad un’unica circostanza risalente a ben sette anni fa su cui ho riferito tutto quanto ho potuto ricordare. Lo stesso Pm ha escluso il mio coinvolgimento per i reati per cui procede: se ha motivo di dubitare che io abbia riferito tutto ciò che era di mia memoria e conoscenza fa bene ad avviare e proseguire l’indagine, ma sono certo che sarà presto chiaro che ho fornito quanto era in mio potere».

Maullu e il fratello Antonio Sandro sarebbero accusati di false comunicazioni ai pm.

Nell’inchiesta sono indagati per corruzione il senatore Paolo Romani, del partito Cambiamo del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il fondatore dell’azienda Massimiliano Cavaliere, il commercialista Placido Sapia e l’ex responsabile amministrativa Giuliana Mila Tassari.

Secondo l’impianto accusatorio della procura, i tre manager di Maxwork, nel gennaio 2015 avrebbero consegnato 12mila euro in contanti a Romani, “come corrispettivo di un atto contrario ai doveri del suo ufficio”.

di: Francesca LASI

FOTO: ANSA7MATTEO CORNER