Odessa, distrutti raffineria e tre depositi di carburante

I separatisti di Donetsk confermano cessate il fuoco per l’evacuazione da Mariupol a Berdyansk. 11 sindaci sono ostaggio dell’esercito russo. Irpin blindata per l’evacuazione

Le cronache del 39esimo giorno dall’invasione del conflitto si aprono con l’orrore, dopo la notizia circolata ieri (lo avevamo visto qui) e ribattuta oggi secondo cui nella regione di Kiev si sarebbero ritrovati corpi di civili con le mani legate; «non chiediamo a nessuno di combattere la Russia con noi. Domandiamo solo una cosa: dateci le armi per proteggere i civili. Tutto il resto lo faremo da soli» è stato l’appello del consigliere di Zelenksy Mykhaylo Podolyak.

Intanto il conflitto muta la sua geografia. Da un lato si denota una diminuzione dell’intensità degli attacchi, come dichiarato nel report quotidiano dello Stato maggiore delle forze armate.

Dall’altro i bombardamenti proseguono e “si prevede la creazione di battaglioni volontari di residenti dei territori temporaneamente occupati dell’Ucraina e mercenari.”

Anche a Kharkiv “l’intensità dei bombardamenti è diminuita, le unità delle forze di occupazione si stanno raggruppando, probabilmente per continuare le operazioni attive nella direzione di Izium“.

«Gli sforzi principali degli occupanti si sono concentrati sugli insediamenti di Rubizhne e Popasna, sulla preparazione per l’attacco a Severodonetsk, sull’ottenimento del pieno controllo di Mariupol, nonché sull’accesso a Vugledar e Marinka» conclude il report.

Intanto si riferisce anche di forti esplosioni, almeno una decina, attorno alle cinque del mattino a Odessa nei pressi del centro; si tratta probabilmente di missili che hanno innalzato diverse colonne di fumo sopra la città. Non sono ancora chiari gli obiettivi colpiti.

L’attacco vicino alla città è stato poi confermato anche dalla Russia, che ha rivendicato “l’eliminazione di una raffineria di petrolio e di tre depositi di carburante e lubrificanti con missili di alta precisione lanciati da terra e da mare” che servivano per il rifornimento dell’esercito ucraino nella zona di Nikolaev.

Sul fronte delle evacuazioni, la Russia ha annunciato che aprirà il corridoio umanitario da Mariupol a Berdyansk garantendo il cessate il fuoco per l’evacuazione degli stranieri e l’ingresso di navi nel porto della città.

Si continua anche a “lavorare sull’evacuazione delle persone lungo il corridoio umanitario da Mariupol a Zaporizhzhia” come confermato dalla vice primo ministro ucraina Iryna Vereshchuk.

A proposito di evacuazione, un portavoce dei separatisti di Donetsk ha confermato che è in vigore dalla scorsa notte un “rigoroso” cessate il fuoco temporaneo per consentire l’evacuazione di “cittadini stranieri” da Mariupol “lungo qualunque strada: via terra verso la Crimea o verso i territori controllati da Kiev, oppure via mare“.

Anche oggi il bollettino delle vittime civili si aggiorna: il numero di bambini vittime del conflitto sale a 416, di cui 158 uccisi e 258 feriti. Come sempre, purtroppo si ricorda che “questi dati non sono definitivi, poiché è in corso l’identificazione nei territori temporaneamente occupati e liberati. In particolare, nella città di Mariupol, in alcune aree delle regioni di Kiev, Chernihiv e Lugansk“.

Il Ministero della Difesa russo ha annunciato di aver distrutto, dall’inizio dell’invasione, oltre 200 tra aerei, elicotteri e droni più 1.900 carri e blindati ucraini.

Fra le morti civili registrate ieri c’è anche quella del regista e documentarista lituano Mantas Kvedarivicius, la cui vettura è stata colpita da un razzo mentre cercava di abbandonare la città di Mariupol. Il regista, 45enne, si trovava in Ucraina per “catturare la brutale realtà della guerra” e stando a quanto riportato dal suo collega Vitalijus Manskis “è morto con la telecamera tra le mani“.

In giornata la tv Suspline ha diffuso la notizia che l’esercito russo ha aperto il fuoco sui civili durante una manifestazione pacifica a Kakhovka, nella regione di Kherson. Alcuni manifestanti sono stati detenuti e ci sono feriti.

La vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk è tornata poi a chiedere il rilascio di 11 sindaci di municipalità locali delle regioni di Kiev, Kherson, Kharkiv, Zaporizhzhia, Mykolaiv e Donetsk, catturati e tenuti in ostaggio. Ieri la sindaca del villaggio di Motyzhyn, Olha Sukhenko, è stata uccisa ieri mentre era detenuta dai russi, un “crimine di guerra” come lo ha definito Vereshchuk.

Il Centro per la lotta alla disinformazione istituto presso il Consiglio di Difesa e Sicurezza Nazionale dell’Ucraina lancia una nuova accusa: nei territori temporaneamente occupati i russi starebbero raccogliendo “informazioni su dati personali dei cittadini con l’intento di perseguitarli ed intimidirli“.

«Ad essere sotto mira sono i militari e le loro famiglie, attivisti, giornalisti e figure culturali. La raccolta dei dati è giustificata dai russi con il pretesto di un censimento, pensato anche in vista di una eventuale distribuzione di aiuti umanitari» si legge nel comunicato dell’ente.

Il sindaco di Irpin nella regione della Capitale è stata chiusa in vista dell’evacuazione in programma per oggi. Il sindaco ha annunciato posti di blocco che perquisiranno le macchine per evitare saccheggi. Secondo alcune fonti infatti nei pressi di Kiev sarebbe stato organizzato un vero e proprio magazzino con il bottino di guerra recuperato.

Nel frattempo la situazione continua a essere critica a Mariupol, da dove si è elevata anche la testimonianza del co-comandante delle truppe Azov Maxim Zhorin, intervistat dall’emittente Suspilne. «Il nemico sta guadagnando terreno, occupando nuove strade e case. Enormi le perdite ma contemporaneamente anche la nostra cattura di soldati russi e uccisione dei nemici» ha dichiarato il comandante.

Zhorin ha aggiunto che “abbiamo bisogno di prigionieri, per garantirci un fondo di scambio e avere una posizione più forte nei negoziati“. Il suo battaglione attualmente controlla parte della città, in particolare il distretto Azovstal ed il porto.

I media ucraini hanno confermato anche che le forze russe venerdì scorso hanno distrutto la più grande raffineria del Paese a Kremenchuk, nel corso di un attacco missilistico. Sembrerebbe quindi confermata la strategia di Mosca che continua a prendere di mira i depositi di petrolio del Paese, così com’è successo questa mattina a Odessa.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA

Rispondi