Conte’s back

L’ex premier Giuseppe Conte accetta la sfida e scende in campo come capo politico del Movimento5Stelle. In diretta streaming annuncia che il Movimento subirà un profondo processo di rigenerazione, dai principi all’organizzazione

Ebbene sì: dopo settimane di voci di corridoio e bisbigli, il ritorno di Giuseppe Conte diventa ufficiale.

In barba a chi diceva che sarebbe tornato a fare semplicemente il professore universitario, Conte accoglie la sfida e prende in mano le redini del Movimento5Stelle.

Ieri sera, in diretta streaming dalla sua abitazione, l’ex premier si mostra esattamente come ci eravamo abituati a vederlo l’anno scorso, durante il lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19: completo blu, cravatta, pochette e libreria alle spalle.

Parte subito ricordando il lavoro svolto: «il Movimento5Stelle ha scritto pagine importanti della più recente storia politica italiana. Se volgete indietro lo sguardo potete essere orgogliosi. Potete mantenere lo sguardo fiero di chi non ha tradito le aspettative che aveva suscitato» – dichiara. – «Alcuni errori commessi, alcune ingenuità a cui vi siete esposti (ma chi non li commette) non valgono a oscurare le tante battaglie e riforme che avete combattuto e realizzato in direzione di un’Italia più moderna, più verde e vivibile, più giusta e solidale».

Insomma, tanti meriti al M5S: obiettivi, traguardi, la pandemia che si è messa in mezzo, l’impegno verso l’etica pubblica. E i dubbi dello stesso Conte su come proseguire il suo impegno politico dopo la fine del suo governo. Ma è presto detto: a dipanare la questione arriva lo stesso Movimento. «Oggi sono qui perché, dietro sollecitazione di tanti, tantissimi di voi, a partire da Beppe Grillo, ho accettato di cimentarmi in una sfida tanto complessa quanto affascinante» – annuncia. La sfida di cui parla sarà rifondare il Movimento5Stelle: operazione che, come lo stesso Conte ci tiene a specificare, non sarà un’operazione né di restyling né di marketing politico, ma una «coraggiosa opera di rigenerazione del Movimento, che non rinneghi il passato e i valori che vi hanno portato sin qui. Anzi. Deve essere un’opera che valorizza l’esperienza fatta e i coraggiosi traguardi già raggiunti, ma sia capace di interpretare una nuova stagione politica e proiettare il neo-Movimento in una dimensione strategica, che lo renda laboratorio privilegiato di idee e progetti diretti a elaborare e a realizzare un nuovo modello di sviluppo che punti non più solo a indici di crescita di produttività, ma a una nozione ampia e incisiva di prosperità».

Il neo-Movimento si fonderà su una chiara identità politica e sul principio di razionalità organizzativa. Per raggiungere lo scopo verranno proposte una Carta dei principi e dei valori e una rivisitazione delle originarie cinque stelle, a detta di Conte troppo influenzate dalle prime esperienze comunali.

Detto ciò, Conte elenca quali saranno i pilastri portanti della Carta: il rispetto della persona, un’ecologia integrale, la giustizia sociale, il principio democratico, il rispetto della legalità, l’importanza dell’etica pubblica e della cittadinanza attiva. Tanti anche gli ambiti che vedranno impegnato il neo-Movimento. Dai diritti dei lavoratori a quelli dei dipendenti, dal tema della disabilità a quello dei diritti digitali, passando per i diritti dei consumatori, il percorso comune europeo, tutto prestando particolare attenzione al linguaggio della politica. «In passato, il Movimento è ricorso anche a espressioni giudicate aggressive. L’assalto al palazzo, la forza di rottura che avete interpretato non potevano essere giocati di fioretto. Ma ogni fase ha la sua storia. Dobbiamo essere consapevoli che la politica non deve lasciarsi accecare dalla polemica, dalla superficialità degli scambi. Deve cercare la profondità di pensiero, il confronto rispettoso delle opinioni altrui. Con le parole giuste possiamo contribuire ad arricchire l’esperienza culturale della intera comunità. Non dobbiamo mai sottovalutare la potenza trasformativa delle parole» – commenta Conte.

Un processo di rigenerazione che passerà soprattutto dall’aspetto organizzativo del Movimento stesso. «Proporrò» – annuncia – «un nuovo statuto contenente una proposta organizzativa che non rinneghi i punti di forza dell’esperienza leggera propria di un movimento, ma allo stesso tempo possa spiegare tutte le potenzialità tipiche di una struttura ben articolata e adeguatamente organizzata sul piano funzionale. Dobbiamo avere un chiaro assetto interno, con ripartizione inequivoca dei compiti, insomma una struttura organizzativa che ci aiuti a definire con chiarezza la linea politica e l’incisività di azione. Tutto questo ci permetterà di essere più efficaci e incisivi negli obiettivi politici, che riguarderanno il livello delle iniziative nazionali, internazionali e locali. Nel fare questo dobbiamo evitare di ricadere nei limiti della “forma-partito” tradizionale, che mostra evidenti segnali di crisi e varie inadeguatezze». La nuova organizzazione includerà anche un dipartimento dedicato ai rapporti con i partiti e le forze politiche stranieri, un Centro di formazione permanente, Gruppi di lavoro per tutte le aree tematiche.

Tutto e anche di più per il M5S del futuro. Giuseppe Conte non si è davvero risparmiato nel delineare quello che, per usare le sue stesse parole, sarà un Movimento accogliente ma intransigente: accogliente perché inclusivo e democratico (parla di una piattaforma digitale, sarà ancora Rousseau?), intransigente perché non negozierà mai i suoi principi e valori.

In questo fiume di parole e belle intenzioni, però, c’è chi lo accusa di aver tralasciato aspetti cruciali interni al Movimento. Nessun accenno, infatti, al rapporto con Davide Casaleggio e la Casaleggio Associati, al limite dei due mandati alle cariche elettive e alla prospettiva politica con il Pd e le alleanze alle amministrative.

«Il nostro futuro avrà salde radici» – conclude. E con gli auguri di buona Pasqua, Conte chiude il collegamento. Mentre a noi non resta che aspettare.

di: Alessia MALCAUS

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