La scorsa notte gli attivisti No Tav, a San Didero contro i lavori di costruzione dell’autoporto sulla A32 Torino-Bardonecchia, si sono scontrati con le Forze dell’Ordine. Si contano diversi feriti
Notte di fuoco in Val di Susa: i manifestanti No Tav a San Didero si sono scontrati con le Forse dell’Ordine. I No Tav avrebbero aggredito la Polizia con il lancio di pietre e petardi, questa avrebbe risposto con i lacrimogeni. Entrambi gli schieramenti riferiscono di diversi feriti.
I manifestanti, almeno un centinaio a cui si sono uniti anche i militanti dei centri sociali di Torino, si trovavano a San Didero per impedire l’arrivo degli operai e delle mezzi da cantiere, impegnati nei lavori di costruzione del nuovo autoporto dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia. Gli scontri sono andati avanti fino alle prime ore del mattino. La Digos della Questura di Torino indaga ora su quanto accaduto.
«Senza nessuna vergogna, con l’Italia che urla alle terapie intensive e un Governo che non si preoccupa della salute e della tutela dei suoi cittadini, ormai anche in grave crisi economica e sociale, lo Stato sostiene l’avanzamento di quest’opera scellerata ed ecocida» – si legge su Notav.info. Oggi i No Tav si sono dati appuntamento alla stazione di Bruzolo e a Borgone per continuare la mobilitazione. «Non è il momento di arrendersi né di arretrare. Avanti tutta No Tav» – scrivono sui social network. – «È l’ora di lottare. Per la Val di Susa. Per le nostre montagne. Sempre dalla parte giusta della barricata. Ci vediamo su. Coraggio e Avanti tutta no Tav!».
I No Tav sono un movimento di protesta nato spontaneamente negli anni ’90 contro la realizzazione delle infrastrutture per l’alta capacità e l’alta velocità, in particolare della linea ferroviaria Torino-Lione. Il movimento ritiene che il costo di queste opere sia eccessivo rispetto alla loro utilità, anche a fronte dell’impatto ambientale e dei danni sulla salute umana nei luoghi coinvolti dalle costruzioni. Tesi in parte confermate da studiosi e tecnici del settore nonché dall’analisi costi-benefici svolta, nel 2019, dai tecnici nominati dall’allora ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Secondo il report, pubblicato sul sito ufficiale del ministero, infatti, i costi di investimento per l’opera supererebbero i benefici di una cifra compresa tra i 7 e gli 8 miliardi di euro. L’analisi, firmata da cinque dei 6 membri della commissione, era stata giudicata di parte e poco oggettiva da diversi personaggi, tra cui ai tempi il commissario di governo per la Torino-Lione, Paolo Foietta, e l’allora governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino. Risposta simile era arrivata anche dal comitato francese pro-Tav.
Quello di ieri è stato solo l’ultimo degli scontri tra Forse dell’Ordine e manifestanti nell’ambito della mobilitazione contro l’alta velocità. Le manifestazioni, la prima il 2 marzo 1995, inizialmente pacifiche, infatti, si sono spesso trasformate in scontri diretti. Uno degli episodi che maggiormente si ricorda è quello del blitz di Venaus. Nel dicembre 2005 la Polizia fece irruzione nel presidio organizzato per occupare i terreni dove sarebbero dovuto sorgere il cantiere per la costruzione della galleria geognostica del tunnel di base della linea. Tre giorni dopo una marcia di 30 mila persone protestò contro lo sgombero e si riappropriò dei terreni.
Gli scontri hanno portato, nel corso degli anni, a diversi procedimenti giudiziari contro i manifestanti. Uno dei casi più recenti, tra quelli che hanno fatto più scalpore, è stato quello di Dana Lauriola. Nel settembre del 2020 l’attivista 38enne è stata arrestata dagli agenti della Digos nella sua abitazione in Val di Susa e portata nel carcere Le Vallette di Torino. Con l’accusa di violenza privata e interruzione di servizio di pubblica necessità, Lauriola è stata condannata a due anni di carcere per fatti risalenti al 2012. Nel marzo del 2012 circa 300 attivisti No Tav si erano riuniti sull’autostrada Torino-Bardonecchia all’altezza del casello di Avigliana, bloccando con il nastro adesivo l’accesso ai tornelli così che le macchine potessero passare senza pagare il pedaggio. Ad ottobre 2020, inoltre, una nuova sentenza aveva aggiunto giorni di detenzione alla pena iniziale per fatti risalenti al 2013, quando Lauriola aveva partecipato come speaker ad una manifestazione davanti al Palagiustizia di Torino.
Dalla parte di Lauriola si era schierata Amnesty International Italia. «Esprimere il proprio dissenso pacificamente non può essere punito con il carcere. L’arresto di Dana è emblematico del clima di criminalizzazione del diritto alla libertà d’espressione e di manifestazione non violenta, garantiti dalla Costituzione e da diversi meccanismi internazionali» – aveva affermato Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione.
di: Alessia MALCAUS