Il 37enne Adil Belakhdim è stato ucciso da un camion durante le proteste contro le condizioni di lavoro del settore logistico. L’autista è accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso. Draghi: “Fare luce sull’accaduto”
È stato arrestato l’autista del camion che ieri ha travolto e ucciso il sindacalista Adil Belakhdim durante una manifestazione dei lavoratori del centro distribuzione territoriale della catena di supermercati Lidl in via Guido il Grande di Biandrate, in provincia di Novara.
Belakhdim, 37enne di origini marocchine e coordinatore provinciale di Novara del sindacato Si Cobas, si trovava insieme ai colleghi davanti ai cancelli dello stabilimento per protestare contro le condizioni di lavoro dei centri logistici. Appena prima l’inizio della manifestazione, secondo le testimonianze, un camion ha forzato i blocchi e investito il sindacalista per poi trascinarlo sotto le ruote per una decina di metri. Sul posto sono accorsi immediatamente i soccorsi del 118 ma i tentativi di rianimazione di sono rivelati inutili. Belakhdim, residente a Vizzolo Predabissi, nell’area metropolitana di Milano, e da anni impegnato nell’attività del sindacato, lascia due figli di 15 e 17 anni.
L’autista, da quanto si apprende un italiano di 25 anni, è poi fuggito prima di essere bloccato dai carabinieri all’Autogrill dell’A4 tra i caselli di Novara Est e Novara Ovest. L’accusa per lui ora è di omicidio stradale, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale. Sul luogo del sit-in, infatti, era presente anche un agente della Digos che avrebbe mostrato il tesserino nel tentativo, inutile, di fermare la corsa del camionista. Il bilancio di quanto accaduto, oltre la morte di Belakhdim, conta anche due feriti in condizioni non gravi.
Sempre secondo quanto riportato dalle testimonianze dei presenti, l’accaduto sembrerebbe aver avuto origine da una discussione tra l’autista e i manifestanti sul blocco del passaggio dei mezzi causato dal presidio. Una lite che si è trasformata in tragedia.
Sono state diverse le dichiarazioni del mondo politico sulla vicenda. «Sono molto addolorato per la morte di Adil Belakhdim – ha detto il premier Mario Draghi. – È necessario che si faccia subito luce sull’accaduto». Gli ha fatto eco il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio: «la morte di Adil Belakhdim lascia sgomenti, massima vicinanza ai familiari e alle persone ferite. Ora è prioritario chiarire quanto è accaduto fino all’ultimo dettaglio».
«È gravissimo quello che è accaduto di fronte ai cancelli di un magazzino di Biandrate, vicino Novara. La tragica morte del sindacalista Adil Belakhdim è avvenuta in circostanze che andranno immediatamente chiarite. Nel settore della logistica stiamo assistendo ad una escalation intollerabile di episodi di conflittualità sociale che richiedono risposte urgenti. Alla famiglia del sindacalista la nostra vicinanza» – ha dichiarato il ministro del Lavoro Andrea Orlando.
Già da diversi mesi i sindacati, Cgil e Uil in prima fila, ribadiscono le condizioni spesso inumane dei centri logistici: molte ore di lavoro pagate ben al di sotto del minimo sindacale, niente pause, niente ferie né giorni di riposo. Una tensione, dunque, già presente che si sta inasprendo sempre di più a seguito di eventi violenti come quello di ieri o quello che la scorsa settimana ha coinvolto un lavoratore manifestante davanti a un hub della FedEx, a Tavazzano, colpito da uno dei bodyguard che cercavano di bloccare il presidio con la violenza. Una lista di eventi violenti oggi ricordata dai vari esponenti dei sindacati. Carlo Pallavicini del comitato piacentino di Si Cobas, ad esempio, ha ricordato la morte di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, investito nel 2016 durante un presidio davanti uno store della Lidl: «quello che è successo questa mattina a Biandrate noi lo abbiamo già vissuto nel 2016 con la morte nello stesso tragico modo di Abd El Salam davanti ai cancelli della Gls – ha detto il leader sindacale. – Già allora urlammo con tutta la nostra forza che i problemi di ordine sociale non si possono risolvere come problemi di ordine pubblico. Deve esserci una legittimità delle proteste e dello sciopero in Italia e deve prevedere il diritto ad esprimere la propria opinione in sicurezza. I mezzi pesanti e i camion devono essere spenti quando c’è uno sciopero davanti a un magazzino. Perché altrimenti si contano le morti di persone che vogliono solo protestare in un settore, quello della logistica, ad altissimo tasso di sfruttamento».
Nel frattempo continua per tutto il fine settimana lo sciopero nazionale degli operatori. «Non è possibile morire mentre si esercita il diritto costituzionale ad esprimere la propria opinione e non si devono mai mettere lavoratori contro lavoratori. Il diritto di manifestare è sacrosanto e ogni atto di violenza va condannato. Siamo vicini ai familiari del sindacalista investito e ucciso – hanno dichiarato in modo congiunto Filcams-Cgil e Filt-Cgil, Fisascat-Cisl e Fit-Cisl e Uiltucs e Uiltrasporti. – In attesa che la giustizia faccia chiarezza su quanto accaduto, serve un intervento forte, anche a livello istituzionale, per affermare legalità e diritti in un mondo che troppo spesso li ignora. Crediamo – sottolineano le organizzazioni sindacali – che vada in questa direzione la proposta del ministro Orlando, di un tavolo specifico che parta dall’esperienza del tavolo della legalità. Va riportata l’attenzione sul mondo della logistica e sulle storture che si stanno riproponendo per affermare compiutamente i principi di legalità e per cercare di condividere interventi utili ad evitare momenti drammatici e gestire criticità. Riteniamo necessario che il coinvolgimento istituzionale sia allargato a tutti i ministeri coinvolti (Mims e Mise), alle organizzazioni datoriali e sindacali firmatarie il Ccnl della logistica. Nel magazzino di Biandrate – concludono – la quasi totalità dei lavoratori sono dipendenti diretti della Lidl e avevamo denunciato criticità sull’organizzazione del lavoro e il corretto riconoscimento dei livelli di inquadramento. Per denunciare l’accaduto e in solidarietà alla famiglia le categorie del terziario hanno dichiarato sciopero per i giorni 18, 19, 20 giugno di tutti i dipendenti del sito».
Una presa di posizione condivisa anche dal leader della Cgil Maurizio Landini che ha descritto quanto accaduto ieri un “fatto gravissimo e inaccettabile”. A preoccuparlo, come da dichiarazioni, sono i troppi episodi di violenza e intimidazione che rischiano di mettere in discussione le libertà sindacali in un settore dove “i diritti e le tutele fondamentali dei lavoratori sono continuamente calpestati, in un clima spesso da Far West”.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA