Ci lascia a quasi 93 anni un personaggio storico del calcio italiano, bandiera e dirigente della Juventus, Giampiero Boniperti. Fu lui a coniare il motto storico del club “vincere è l’unica cosa che conta”
Si è spento all’età di 92 anni il presidente onorario e bandiera storica della Juventus Giampiero Boniperti. Come reso noto dalla famiglia, l’ex calciatore è morto durante la notte per una insufficienza cardiaca. I funerali, che si terranno nei prossimi giorni, saranno svolti in forma privata per volere dei familiari.
«Alla Juve posso fare solo un augurio: continuare a vincere perché, come sapete, rimane sempre l’unica cosa che conta». Già da diversi anni Boniperti si era ritirato a vita privata ma, in occasione dei suoi 90 anni, aveva scritto una lettera a mano per lasciare questo messaggio alla squadra a cui è stato legato per 48 anni.
Dopo aver giocato nel Barengo e nel Momo Novarese, approdò in Serie A con la Juve durante la stagione 1946-1947 per debuttare in prima squadra il 2 giugno 1947 contro il Milan. La vera occasione arrivò il successivo 8 giugno quando segnò una doppietta a Genova contro la Sampdoria. Prima ancora di compiere 24 anni raggiunse il traguardo delle 100 reti in Serie A e, dopo due scudetti vinti nel 1949-1950 e 1951-1952, contribuì alla rinascita dei bianconeri dopo l’approdo del patron Umberto Agnelli. Con i neoacquisti John Charles e Omar Sívori formò il cosiddetto Trio Magico che portò la squadra a vincere il quarto e il quinto scudetto dell’era Boniperti nel 1959-1960 e nel 1960-1961.
Dopo quest’ultimo successo, all’età di 33 anni, decise di ritirarsi ma non di mettere fine ai rapporti con la Juventus di cui diceva: «non è soltanto la squadra del mio cuore, è il mio cuore». Dal 1971 al 1990 ricoprì il ruolo di presidente per poi diventare, fino al 1994, amministratore delegato. Dal 2006, infine, venne nominato presidente onorario.
Come giocatore detenne, fino al 30 ottobre 2010, il record di gol in Serie A con la maglia bianconera con 178 reti e, fino al 5 febbraio 2010, il primato di presenze sempre in Serie A, 443. In entrambi i casi a superarlo è stato Alessandro Del Piero che portò proprio lui in quadra. In generale con la maglia della Juve ha collezionato 469 presenze: oltre le 443 in A, 13 in Coppa Italia, 9 in Europa e 4 in Coppa Rio. Il totale di reti realizzato è di 188 (178 in A, 1 in Coppa Italia, 3 in Europa e 6 in Coppa Rio).
Da presidente, invece, era noto per il rito scaramantico con cui lasciava lo stadio alla fine del primo tempo per seguire il secondo alla radio. Ma anche per l’intransigenza con cui trattava i giocatori. Storica la vicenda di Paolo Rossi, Tardelli e Gentile che, dopo la vittoria del Mondiale in Spagna nel 1982, avevano chiesto un aumento. Esclusi dalla rosa vennero nuovamente ricevuti da Boniperti per firmare il contratto con qualche piccolo ritocco. Oltre a Del Piero, tra gli altri calciatori che ha portato alla Juve si contano Scirea, Giovanni Trapattoni rubato al Milan, John Charles e Michel Platini.
A ricordarlo nel giorno della sua morte è proprio il club a cui ha dedicato la vita. «La commozione che in questo momento tutti noi stiamo provando – si legge sul sito della Juventus – non ci impedisce di pensare con forza a lui, a tutto ciò che il Presidentissimo è stato e sarà per sempre nella vita della Juventus. Una figura indelebile, che da oggi si consegna al ricordo, perché sui libri di storia del calcio ci è finita già da tempo. Perché quando esprimi un pensiero, e quel pensiero diventa parte del Dna della società a cui hai dedicato la vita – aggiunge il club, – vuol dire che il tuo carattere ne è diventato identità e modo di essere. Per sempre».
A dedicargli un pensiero è stato anche Claudio Gentile. «Una notizia che mi ha messo in una grande tristezza, è stato un grande presidente. Ho vissuto con lui una grande carriera grazie soprattutto alla sua competenza nella gestione della squadra con l’allenatore – ha dichiarato l’ex calciatore e dirigente a Radio 1. – Era molto attento coi giovani, ci diceva sposatevi perché voleva che avessimo la famiglia e stessimo tranquilli. Io giocavo nel Varese – ha aggiunto – mi convocò in sede e mi disse quando mi vide da vicino ma come fanno a dire che sei piccolino, così dicevano di me».
E con quel per sempre della Madama, l’Italia e il mondo del calcio ricorderanno a lungo il volto di uno dei personaggi che ha reso grande lo sport italiano e la fede calcistica.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA