Ddl Zan: scontro in Senato ma il calendario viene approvato

La legge contro l’omotransfobia verrà discussa a Palazzo Madama il prossimo 13 luglio. Il centrodestra e Italia Viva chiedono delle modifiche ma il Pd vuole l’approvazione allo stato attuale

Il Senato conferma: la discussione sul ddl Zan resta calendarizzata al 13 luglio alle ore 16.30. Durante la riunione dei capigruppo di maggioranza sul disegno di legge contro l’omotransfobia, ieri, l’Aula ha respinto i calendari alternativi proposti da Forza Italia e Lega che prevedevano la discussione della legge il 20 luglio.

Il Ddl Zan, approvato dalla Camera dei deputati lo scorso novembre, dunque, potrebbe finalmente vedere la luce in fondo al tunnel di ritardi nella calendarizzazione – che lo hanno bloccato al Senato per mesi – e l’intervento del Vaticano (ne abbiamo parlato qui). «Calendarizzato il Ddl Zan. Quindi vuol dire che i voti ci sono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo» – ha scritto su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta a conclusione del vertice.

Ma gli schieramenti rimangono. Da una parte fanno compagnia al Pd il Movimento 5 Stelle e Liberi Uguali, sul fronte opposto, invece, l’intero centrodestra con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. «Si andrà in Parlamento. Se la legge sarà affossata il nome di chi ha impedito che si arrivasse all’unità è Letta. Gli è stata proposta mille volte, anche dai renziani, una mediazione. Noi continueremo ad insistere sul dialogo» – ha commentato ieri Salvini uscendo dal vertice in Aula. Come spiegato dal leader della Lega ai microfoni di Radio anch’io, lo schieramento ha “accolto l’appello del Santo Padre ad approvare subito una legge che punisca severamente le discriminazioni, togliendo i due o tre articoli che sono critici, come quello sui reati di opinioni“. Una delle proposte del relatore leghista Andrea Ostellari, secondo quanto appreso, sarebbe “eliminare, ovunque ricorrano, le parole identità di genere” dal disegno di legge. Secondo quanto dichiarato dal capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, infatti, secondo il fronte contrario alla legge così com’è “il tema vero è la volontà di contrastare qualsiasi tipo di discriminazione legato all’orientamento sessuale. Bisogna togliere l’aspetto legato alla fluidità sessuale, che è quello maggiormente divisivo“.

In questo scenario da tira e molla, tra chi vorrebbe votare il disegno di legge allo stato attuale e chi vorrebbe modificarlo, Renzi e Italia Viva si sono messi in mezzo causando non poco scompiglio. «Se al Senato non ci sono i numeri – ha spiegato l’ex premier – preferisco fare una buona legge modificando qualcosa. Serve, quindi, un compromesso, spiega Renzi, per evitare di ritrovarsi senza niente. I massimalisti fanno i convegni, i riformisti fanno le leggi. Preferisco un buon compromesso a chi pensa di avere ragione solo lui ma non cambia le cose. La proposta firmata da Scalfarotto elimina i punti controversi su identità di genere e scuola. Può essere un punto di caduta». Secondo la proposta avanzata dal deputato e sottosegretario al ministero degli Interni, dal Ddl Zan andrebbero eliminati le definizioni sull’identità di genere, la soppressione del contestato così come la Giornata contro le discriminazioni omofobiche già piuttosto discussa.

Per Scalfarotto le proposte sono finalizzate ad evitare “un possibile Vietnam in Senato” ma il deputato Zan, promotore del disegno di legge, non la pensa allo stesso modo. «Voglio escludere che nelle parole di Renzi si celi un accordo con Salvini, ho i brividi all’idea che ci sia» – ha commentato Zan ai microfoni di The Breakfast Club, riferendosi alla necessità di un compromesso chiamata a gran voce da Renzi. «Una legge che tutela dai crimini d’odio non si può barattare con un accordo di potere. Renzi vuole essere protagonista di una mediazione, ma rischia di far saltare la legge. La destra invece vuole solo decapitarla. Paura che la legge non venga approvata? Intanto, andiamo in aula dalla commissione giustizia e incrociamo le dita. Poi leggiamo gli emendamenti dei partiti. Nel Pd ci sono dubbi e perplessità su alcuni punti, ma siamo compatti. Se Italia Viva vota compatta, in Senato ci sono i numeri» – ha aggiunto.

Ma a farla scontare a Renzi per le sue parole è stata soprattutto la diatriba con la nota influencer Chiara Ferragni. «Che schifo che fate politici» – scrive lei, insieme ad una foto del leader di Iv e la dicitura “l’Italia è il Paese più transfobico d’Europa“. E aggiunge: «la triste verità è che nonostante una legge che tuteli donne, disabili e persone appartenenti alla categoria lgbtq+ serva nel nostro Paese e sia attiva nel resto dell’Europa da decenni, in Italia non verrà mai approvata perché la nostra classe politica preferisce guardare sempre il proprio interesse personale».

La replica di Renzi non si fa attendere: «da lei mi aspettavo qualcosa in più di una frasina banale e qualunquista» – scrive. A questa risponde il rapper e compagno della influencer, Fedez. «Stai sereno Matteo, oggi c’è la partita. C’è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani dicendo che è pioggia» è la sua controreplica. Più diplomatico, invece, arriva il secondo chiamato in causa, Matteo Salvini, augurandosi che la Ferragni possa cambiare idea su questo argomento come ha fatto, non molto tempo fa, sulla questione vaccini e salute della Regione Lombardia.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA

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