Era latitante dal 2016 quando era stato condannato a 18 anni di carcere, condanna poi negoziata per aver collaborato al ritrovamento di due dipinti di Van Gogh
A partire dal 1996, quando ereditò dal fratello il Rockland coffeeshop ad Amsterdam, aveva messo in piedi una ventennale attività illecita di narcotraffico internazionale, collaborando con alcuni dei maggiori clan ed esponenti italiani e non del mondo della droga. Lo scorso 4 agosto Raffaele Imperiale, nato a Castellamare di Stabbia e da diversi anni residente a Dubai in stato di latitanza, protetto dai limiti dell’estradizione, è stato arrestato.
L’operazione, resa nota solo oggi, è stata condotta in maniera congiunta dal Gico della Guardia di Finanza di Napoli e dalla Squadra Mobile, coordinati dalla Procura di Napoli, con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, di Interpol ed Europol.
Oltre ad essere noto per far parte della lista dei latitanti più pericolosi al mondo, Imperiale era già balzato agli onori della cronaca quando nel 2016, con l’arrivo della prima sentenza del gip italiano per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, collaborò con la giustizia nel recupero di due dipinti di Van Gogh rubati nel 2002 ad Amsterdam dal museo del pittore olandese, ritrovati in una proprietà alla periferia del Comune partenopeo riconducibile allo stesso Imperiale, del valore stimato intorno ai 130 milioni di euro. La condanna in primo grado di 18 anni di reclusione venne poi ridotta in Cassazione a 8 anni e quattro mesi.
La sua collaborazione nel narcotraffico, a partire dal 1998, con il clan Amato-Pagano, in seguito divenuto noto come clan degli Scissionisti in contrapposizione con il clan Di Lauro, contribuì inoltre alla faida di Scampia e Secondigliano per la supremazia nei quartieri a nord di Napoli.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/STRINGER