Proteste in circa 167 città: al presidente si contesta la gestione dell’emergenza oltre che l’inflazione dei prezzi di carburante, luce e gas
Un’onda di migliaia di cittadini brasiliani si è riversata ieri nelle piazze di circa 167 città del Brasile per chiedere l’impeachment per il presidente Jair Bolsonaro. I cortei più grossi si sono registrati a Rio de Janeiro, San Paolo e a Brasilia. Il grido condiviso è stato: “fuori Bolsonaro“.
A sollecitare le manifestazioni è stato l’appello lanciato da partiti e movimenti sociali della sinistra brasiliana e su spinta dei sindacati. Hanno presenziato alle proteste anche i rappresentati del Partito dei Lavoratori dell’ex presidente Lula, quelli del Partito Socialista Brasiliano, i membri del Partito Democratico Laburista e del Partito Comunista del Brasile, nonché attivisti della comunità Lgbtq+ e i rappresentanti di 60 organizzazioni ecclesiali e sociali brasiliane, espressione della Chiesa nazionale.
In particolare, la popolazione contesta al presidente Bolsonaro la gestione, definita “irresponsabile“, dell’emergenza pandemica, ma anche l’inflazione e gli alti prezzi del carburante, dell’elettricità e dell’acqua. Attualmente il presidente gode del 22% dei consensi, il livello più basso da quando è stato eletto.
In vista delle elezioni nel 2022, un recente sondaggio del Datafolha Institute Bolsonaro pronostica il 26% dei voti per Bolsonaro contro il 44% per l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: REUTERS/Amanda Perobelli