Open Arms: via al processo

Oggi l’udienza che vede imputato per sequestro di persona il leader della Lega Matteo Salvini. Chiamati a testimoniare Lamorgese, Conte, Di Maio, Toninelli, Trenta e l’attore Richard Gere

É partito oggi il processo a Matteo Salvini per il caso della nave spagnola della Ong Open Arms. «Io sono assolutamente tranquillo perché ho servito il mio Paese» – aveva dichiarato Salvini, presente in aula.

L’udienza si tiene in un’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Dedicata all’ammissione delle liste testi di accusa e difesa e alle produzioni documentali, i giudici della seconda sezione del tribunale hanno ammesso tutti i testi presentati.

Il leader della Lega è accusato di sequestro di persona per aver impedito alla nave, come allora ministro dell’Interno, di attraccare con 147 migranti a bordo.

I fatti si riferiscono all’estate del 2019. Salvini venne iscritto al registro degli indagati dalla Procura di Palermo perché la sua decisione “provocava l’illegittima privazione della libertà personale dei predetti migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave per un tempo giuridicamente apprezzabile, precisamente, dalla notte tra il 14 ed il 15 agosto 2019 sino al 18 agosto 2019, quanto ai soggetti minorenni, e per tutti gli altri sino al 20 agosto 2019, data in cui, per effetto dell’intervenuto sequestro preventivo della nave, disposto dalla procura della Repubblica di Agrigento, venivano evacuate tutte le persone a bordo. Fatto aggravato per essere stato commesso da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età“.

«Il significato di essere qui oggi – ha dichiarato Oscar Camps, fondatore della Ong, fuori dall’aula – è quello di ottenere giustizia. Non facciamo politica, salviamo persone».

Diversi i personaggi noti citati a deporre oggi, tra questi il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, l’ex premier Giuseppe Conte e tre componenti dell’allora suo Governo, l’ex vice premier Luigi Di Maio, e gli ex ministri ai Trasporti, Danilo Toninelli, e alla Difesa, Elisabetta Trenta.

Tra i testimoni anche l’attore Richard Gere, che nel 2019 salì a bordo della Open Arms mentre la nave attendeva l’autorizzazione all’attracco. «Spero che il processo non si trasformi in un festival del cinema. Penso di essere l’unico ministro in Europa che va a processo per aver fatto il proprio dovere» – ha commentato Salvini durante una conferenza stampa.

Sulla presenza di Gere, all’uscita dall’aula Salvini ha aggiunto: «ditemi voi quanto è serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importante di cui occuparsi. Mi dispiace solo per due cose, per il tempo che tolgo ai miei figli e per i soldi che gli italiani spendono per questo processo politico organizzato dalla sinistra».

Dal fronte dell’accusa, i pm hanno richiesto: le comunicazioni intercorse tra le autorità coinvolte nella vicenda dal momento dalla prima richiesta di porto sicuro avanzata dalla nave allo sbarco a Lampedusa, il decreto ministeriale che sancì il divieto di ingresso della Open Arms con i 147 migranti a bordo, gli atti della Procura dei Minori sulla presenza dei minorenni a bordo, le relazioni psicologiche e mediche sullo stato delle persone che si trovavano sulla imbarcazione spagnola, una serie di atti come la decisione del Tar che annullava il divieto di sbarco deciso dal Viminale, i verbali della Polizia Scientifica sulle condizioni dei migranti a bordo della Open Arms, la sentenza del gup di Siracusa che ha assolto il comandante della Open Arms in un altro processo, la decisione a carico dell’Italia del Comitato Onu in un caso di omesso soccorso e la corrispondenza tra l’ex premier Conte e Matteo Salvini sulla vicenda della nave spagnola.

La difesa, nella persona dell’avvocato Giulia Bongiorno, sostiene chela posizione mantenuta da Salvini appartenesse all’intero Esecutivo. Stando alla linea di difesa, inoltre, l’Italia non era competente ad assegnare il porto sicuro alla nave della Ong. A tal proposito, Bongiorno, ha chiesto l’acquisizione di due decreti di archiviazione che escludono, in casi analoghi a quello della Open Arms, la competenza italiana nell’assegnazione del Pos (“place of safety”) e, sempre in tema di assenza di competenza italiana, le note del ministero degli Esteri in cui si ribadiva che a stabilire il porto sicuro doveva essere la Spagna.

E ancora, la difesa ha citato la direttiva del 2019 che stabiliva i provvedimenti da adottare a carico delle Ong che disattendevano le indicazioni di uno Stato e le indicazioni del Governo che evidenziavano la politica italiana in materia di sbarchi e che sancivano la necessità di arrivare a un accordo in sede europea sulla distribuzione dei migranti prima dell’assegnazione del Pos e dell’autorizzazione allo sbarco. 

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/ ORIETTA SCARDINO

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