
Il generale Burhan dichiara lo stato d’emergenza dopo l’arresto del premier e di diversi ministri. Scontri tra manifestanti e forze di sicurezza
Il generale sudanese Fattah al-Burhan ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il Paese. Imposto anche il “coprifuoco” e “lo scioglimento del Consiglio dei ministri e del Consiglio sovrano“.
Il presidente del Consiglio militare di transizione ha, tuttavia, assicurato che verranno rispettati la dichiarazione costituzionale del 2019 e gli accordi internazionali e che il ruolo dell’esercito sarà quello di assicurare “il passaggio democratico fino all’attribuzione del potere a un governo eletto“.
Il popolo sudanese è sceso in piazza per manifestare contro il golpe. Come riferito su Twitter dall’emittente Al-Arabiya, si registrano “feriti in scontri tra manifestanti e forze di sicurezza davanti al quartier generale dell’esercito sudanese“. I manifestanti avrebbero superato le “barriere nel perimetro del quartier generale dell’esercito a Khartoum“.
Nel frattempo la ministra degli Esteri sudanese, Mariam al-Mahdi, leader del partito islamista moderato Umma, all’opposizione, e figlia dell’ex premier, ha dichiarato: «qualsiasi colpo di Stato viene respinto, resisteremo con ogni mezzo civile». Lo riporta la stessa emittente con un tweet.
Questa mattina, infatti, in Sudan militari non meglio identificati hanno assediato l’abitazione del primo ministro Abdalla Hamdok e lo hanno dichiarato in arresto. Insieme a lui sono stati arrestati anche un consigliere e i ministri dell’Industria e dell’Informazione.
Lo ha riferito Al Hadath TV, citata da al Jazeera, che spiega che l’accesso alle telecomunicazioni è stato limitato e perciò ottenere informazioni risulta “molto difficile“.
Da subito diverse fonti hanno ipotizzato che i militari che hanno preso il controllo sarebbero fedeli al generale Burhan. È un momento delicatissimo per il Paese, diviso in due fazioni dalla cacciata dell’ex presidente Omar al-Bashir (leggi qui).
Ieri, i gruppi pro democrazia avevano lanciato l’allarme su un possibile colpo di mano dopo che le forze di sicurezza avevano disperso con i lacrimogeni una manifestazione di filomilitari che chiedeva lo scioglimento del Governo di transizione.
I manifestanti per breve tempo avevano bloccato le strade e i ponti principali di Khartum, isolando l’area centrale dai quartieri più a nord.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA/EPA