Crisi Ucraina, Cina chiede il dialogo: “stop a combattimenti”

Wan Yi chiede che Mosca e Kiev abbiano negoziati diretti: il terzo round avverrà “entro i prossimi due giorni”. Il Papa chiede la Pace mentre Lavrov accusa Zelensky di “frenesia militare”

La Cina chiede che “i combattimenti si interrompano il prima possibile, tutelando le vite umane ed evitando crisi umanitarie su larga scala“. Sono state queste le parole del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, durante un colloquio con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. «La Cina ritiene che per risolvere la crisi ucraina sia ancora necessario agire secondo finalità e principi della Carta dell’Onu. Il primo è rispettare e proteggere la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, il secondo è insistere sulla risoluzione pacifica delle controversie attraverso il dialogo».

Il ministro ha anche incoraggiato Russia e Ucraina a portare avanti negoziati diretti e Stati Uniti, Nato, Unione Europea e Russia ad avere “dialoghi paritari“: «il negoziato potrebbe non andare liscio – ha dichiarato al telefono con Blinken, – ma la comunità deve continuare a cooperare e a sostenerlo».

Entro i prossimi due giorni” avrà luogo il terzo round dei negoziati. A renderlo noto Mikhail Podolyak, consigliere dell’ufficio del presidente ucraino, citato dalla testata ucraina Strana.ua. «Stiamo valutando, tra le altre cose, come iniziano a funzionare i corridoi umanitari per apportarvi modifiche, se necessario, nell’ambito del processo negoziale» – ha aggiunto.

Un “teatro dell’assurdo“: così il presidente russo Vladimir Putin definisce la posizione dell’Occidente sull’Ucraina, dove “il bianco diventa nero e viceversa“. «Le sanzioni contro la Federazione russa equivalgono a una dichiarazione di guerra – aggiunge, come riportato dall’agenzia Ria Novosti. – L’istituzione di una no-fly zone sull’Ucraina da parte di qualsiasi Paese sarà vista da Mosca come partecipazione diretta al conflitto armato. Il lavoro dei corridoi umanitari, in particolare di quello di Mariupol, viene impedito dai nazionalisti ucraini».

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sentirà telefonicamente Putin domani. Lo riferisce il portavoce presidenziale turco, Ibrahim Kalin, intervenendo sul canale N-TV, secondo quanto riporta la Tass. «Questa guerra deve essere fermata immediatamente, è necessario sedersi al tavolo dei negoziati. Il nostro presidente sta conducendo una diplomazia molto intensa. Avrà colloqui con Putin domani» – ha dichiarato.

Secondo il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, Zelensky avrebbe una “frenesia militare”. «Zelensky è dispiaciuto che la Nato non intervenga, vuol dire che non vuole risolvere il conflitto con la diplomazia. Cerca di provocare il conflitto contro la Russia con la partecipazione della Nato. Sembra che l’Ucraina inventi sempre dei motivi per aggiornare i termini in base ai quali aprire il tavolo con la Russia» – ha dichiarato Lavrov.

A proposito della Nato, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha detto in Polonia che ne difenderanno “ogni centimetro del territorio“. Blinken ha aggiunto che è nelle intenzioni dell’amministrazione Biden far stanziare 2,7 miliardi di dollari per sostenere i rifugiati ucraini e i Paesi che li accolgono.

Il Papa, invece, torna ad invocare la pace: «chiediamo alla Regina della pace di stendere su di noi il suo manto. Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio. Santa Maria di Dio non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova ma liberaci da ogni pericolo» – si legge su Twitter. Intanto il presidente della Conferenza delle Chiese europee (Cec) rev. Christian Krieger ha esortato il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia a prendere posizione contro l’aggressione russa.

Lunedì il consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà per discutere in merito alla crisi umanitaria in Ucraina (leggi qui). Stando a quanto riferito da fonti diplomatiche, il vertice sarebbe stato richiesto da Stati Uniti e Albania.

Intanto il premier britannico Boris Johnson continua a puntare il dito contro il presidente russo Vladimir Putin. «C’è una profonda analogia tra il comportamento di Putin e quello di Slobodan Milosevic in Serbia negli anni 90 – ha dichiarato in un’intervista a Repubblica, Die Welt ed El País. – Entrambi al potere per molto tempo, sempre più autocratici, con una causa nazionalista per cementare la loro posizione. É questo l`incubo che ora abbiamo davanti. Ma sta alla Corte trovare le prove di munizioni illegali, cluster bomb, bombe termobariche».

Il premier ha poi aggiunto: «il rischio di un incidente nucleare è evidente, purtroppo. Servono subito l’Onu e l’agenzia dell’atomo Aiea a protezione delle centrali ucraine. Un altro attacco come quello dell’altra notte, e la sicurezza e la salute di tutta Europa saranno in enorme pericolo. Dobbiamo lavorare strenuamente insieme: il rischio è quello di una catastrofe pan-europea. Dobbiamo far capire al Cremlino che un’altra Chernobyl sarebbe un disastro anche per la Russia» – ha concluso.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/EPA/FABRICE COFFRINI

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