Proseguono i negoziati: a colloquio Putin, Macron e Scholz

Pechino: Russia e Ucraina superino le differenze. Tajani rilancia Berlusconi e Merkel come mediatori

Mentre le truppe russe si avvicinano sempre di più alla Capitale (qui), è in corso una nuova telefonata tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente russo Vladimir Putin.

L’aria è tutt’altro che distesa: dagli Esteri russi Sergei Belyayev ammonisce che l’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia avrebbe gravi conseguenze politiche e militari e invocherebbe una serie di ritorsioni da parte della Russia, anche se “è troppo presto per parlare della natura specifica di tali misure“.

Ieri si sono concluse le riunioni informali di Versailles, definite da Mario Draghi un “successo“: «raramente ho visto l’Ue così compatta».

È atteso per oggi il nuovo pacchetto di sanzioni messo a punto (qui), che tocca diversi punti, dalla finanza all’energia, mentre il presidente Zelensky ha invocato nuovamente una no-fly zone: «solo se il mondo si unirà intorno al nostro Paese si potrà fermare tutto questo». Una zona chiusa al volo “se continuano così le cose, sarà inevitabile. Ma nel frattempo perderemo milioni di vite“.

Il ministro Di Maio, in missione nella Repubblica del Congo e in Angola, ha ribadito che “per evitare l’escalation dobbiamo indebolire pesantemente Putin e l’economia russa. Ben venga il quarto pacchetto di sanzioni, che stanno avendo un impatto clamoroso. Praticamente quando dicono che pagano solo in rubli significa che c’è già stato il default. Quanto più li indeboliamo, tanto più Putin avrà difficoltà a sostenere guerre”.

La Russia ha risposto duramente alla minaccia di nuove sanzioni: «c’è una guerra economica contro di noi. Risolveremo tutte le difficoltà che stanno nascendo. L’export di energia dal nostro Paese continua».

In risposta, “la Russia annuncerà presto sanzioni contro i Paesi occidentali, compreso gli Stati Uniti“: lo ha affermato alla Tass il viceministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov, precisando che “la lista è pronta e verrà pubblicata presto“.

Mosca ricorda anche che “il trasferimento avventato di sistemi anti aereo e anti carro porterà a gravi conseguenze“, anche perché i convogli Usa in Ucraina rappresenterebbero un “legittimo bersaglio“, come ha ricordato Ryabkov.

Parallelamente, Putin ha dichiarato nell’ambito di un nuovo incontro con l’omologo bielorusso Lukashenko che “c’è stato qualche sviluppo positivo nei colloqui“, anche se il ministro degli Esteri ucraino smentisce parlando di “progressi zero“.

Anche la Cia si dice cautamente ottimista: il direttore dell’agenzia William Burns ha dichiarato che “Putin non ha via d’uscita da questa guerra“, anche se permane lo spettro delle armi chimiche. Le accuse in tal senso sono bilaterali e difficili da verificare.

Mostra scetticismo anche il presidente della Commissione Esteri della Camera dei Comuni del Regno Unito: secondo Tugendhat “Putin minaccia l’Europa tutta“; l’esponente del partito conservatore dubita anche del ruolo della Cina come mediatore.

Parlando di Pechino, invece, Ryabkov si è detto abbastanza soddisfatto “del modo in cui il nostro dialogo e la nostra interazione pratica con la Cina si sta sviluppando anche nel periodo attuale. È un partner affidabile, non ho dubbi su questo“.

Il premier cinese Li Keqiang nel frattempo auspica che “la pace possa tornare il prima possibile“, attraverso una “una politica diplomatica pacifica indipendente. È importante sostenere Ucraina e Russia perché superino le differenze“.

Critico anche monsignor Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, che ha definito “strano dare armi a ucraini e allo stesso tempo soldi ai russi“. La risposta dell’Occidente, secondo Paglia, è stata “troppo graduale e debole, anche sulle sanzioni“.

Si unisce al coro anche il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, secondo cui “la guerra è una pazzia, bisogna fermarla“.

«Bisogna avere il cuore di pietra per restare impassibili e permettere che questo scempio continui, che continuino a scorrere fiumi di sangue e lacrime – ha aggiunto – Purtroppo, bisogna riconoscere che non siamo stati capaci di costruire, dopo la caduta del Muro di Berlino, un nuovo sistema di convivenza fra le Nazioni, che andasse al di là delle alleanze militari o delle convenienze economiche. La guerra in corso in Ucraina rende evidente questa sconfitta».

Dagli Usa arriva un nuovo monito contro l’uso del nucleare: il ministro dell’Energia americano Jennifer Granholm ha parlato di preoccupazioni per le “sconsiderate azioni della Russia e dalle violazioni dei principi di sicurezza nucleare“, ribadendo che “è inaccettabile e gli attacchi che mettono a rischio la sicurezza in Ucraina e al di là devono fermarsi“.

Anche per scongiurare questo spettro, la lista degli oligarchi russi sanzionati dagli Usa cresce di ora in ora. Il Dipartimento di Stato ha annunciato ulteriori misure contro i membri del cda di Novikombank e ABR Management.

Intanto, sempre negli Usa, davanti all’ambasciata russa a Washington alcuni ignoti hanno installato un cartello di segnaletica con scritto “President Zelensky way“, colorato di giallo e blu.

La Russia sventola invece lo smantellamento della Stazione Spaziale Internazionale. Il responsabile dell’agenzia russa Roscomos ha chiesto la revoca dell’incarico. Le sanzioni, infatti, interromperanno il funzionamento delle navicelle russe, mettendo a rischio anche il segmento di stazione controllato da Mosca funzionale, fra le altre cose, a correggere l’orbita della Stazione.

A margine di un evento di Forza Italia, il vicepresidente del partito Antonio Tajani ha ricordato che “serve una grande mediazione dell’Onu che trovi degli inviati in grado di poter parlare con Putin e con l’Ucraina. Io ho fatto i nomi di Berlusconi e Merkel, che sono due grandi leader europei in grado di trattare con entrambe le parti. Due rappresentanti dell’Occidente, due grandi europeisti che possono interloquire anche con Putin“.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/EPA/THIBAULT CAMUS / POOL MAXPPP

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