Ousseynou Sy, il dirottatore dell’autobus di studenti, è stato condannato a 19 anni di carcere. Le famiglie annunciano il ricorso
Ridotta da 24 a 19 anni la condanna di carcere per Ousseynou Sy, l’attentatore del bus di Crema.
Nel marzo del 2019 l’allora 47enne senegalese, autista in servizio per le Autoguidovie di Crema, aveva dirottato un autobus con a bordo 51 studenti della scuola media Vailati di Crema, due insegnanti e una bidella che stavano andando in palestra. Quando Sy aveva imboccato la strada per Linate, alcuni studenti avevano capito cosa stava succedendo dando l’allarme con il cellulare ai genitori. Questi si erano subito rivolti al 112 e i Carabinieri erano intervenuti immediatamente predisponendo diversi posti di blocco.
Ousseynou Sy era poi stato intercettato da tre pattuglie sulla Provinciale 415 che collega Pantigliate a San Donato Milanese, in provincia di Milano. Dopo aver speronato una macchina e colpito altre due, l’uomo era sceso dal mezzo con in mano un accendino dando fuoco al pullman che aveva cosparso di benzina. I militari erano riusciti a portare tutti in salvo spaccando i finestrini e la porta posteriore. I ragazzi e gli adulti a bordo erano poi stati portati in ospedale perché intossicati dal fumo e traumatizzati dall’accaduto.
Sy non ha mai fatto alcuna invocazione all’Islam ma ha ammesso la premeditazione del gesto. «Ha detto di aver fatto tutto da solo, non ha ricevuto nessuna direttiva e non ha consultato nessuno, ma ha agito in un momento di esasperazione contro la attuale situazione migratoria» – aveva dichiarato il responsabile dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili. – «Aveva già registrato un video che aveva diffuso tra amici vari, anche in Senegal, per dire ‘Africa sollevati’ e chiedere ai suoi connazionali di non venire più in Europa, ma di punire l’Europa per la sua politica inaccettabile» – aveva spiegato il pubblico ministero.
«È stata una mia scelta personale, non ne potevo più di vedere bambini sbranati da squali nel Mediterraneo, donne incinte e uomini che fuggivano dall’Africa» – aveva dichiarato l’uomo nel corso dell’interrogatorio da cui non era emerso alcun legame con l’Isis o altre organizzazioni terroristiche di matrice islamica.
«Ci ha ammanettati e ci minacciava. Diceva che se ci muovevamo, versava la benzina e accendeva il fuoco. Continuava a dire che le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini. Poi i carabinieri ci hanno salvati» – aveva raccontato una delle studentesse presenti sull’autobus. – «Ci ha preso i telefoni ma un compagno è riuscito a tenerlo. Eravamo ammanettati con le fascette da elettricista. Ci diceva che non succederà niente e ogni volta minacciava di versare la benzina» – aveva aggiunto una compagna.
Ora la condanna in primo grado di 24 anni di carcere viene ridotta di cinque anni dalla Corte d’Appello d’Assise di Milano. Dopo una camera di consiglio durata circa cinque ore, la Corte, presieduta da Giovanna Ichino, a latere Franca Anelli, ha riformato la sentenza di primo grado poiché il reato di lesioni, da cui è stata comunque esclusa l’aggravante della premeditazione, è stato riassorbito in quello di attentato con finalità di terrorismo. Sy risponde anche di sequestro di persona con finalità di terrorismo e incendio. La Corte d’Assise d’Appello ha anche revocato la responsabilità civile del Ministero della Pubblica istruzione.
Le famiglie degli studenti non si sono dette d’accordo con la sentenza. «Faremo ricorso in Cassazione su questo punto» – ha commentato l’avvocato Antonino Ennio Andronico, che assiste alcune di loro che si sono costituite parti civili nel processo.
Sy ha partecipato all’udienza in video collegamento con indosso una mascherina con la mappa dell’Africa. Durante la lettura del dispositivo non ha mostrato alcuna emozione ma l’avvocato Giovanni Garbagnati, suo difensore, ha annunciato ricorso in Cassazione dopo la lettura delle motivazioni che saranno depositate entro 40 giorni.
di: Alessia MALCAUS