Durante la giornata di ieri, 2 giugno, al centro del discorso del Presidente sono stati i giovani, il coraggio e la speranza quali chiavi del successo per la ripartenza del Paese
«Sono passati settantacinque anni da quando, con il voto nel referendum del 2 giugno 1946, gli italiani, scegliendo la Repubblica, cominciarono a costruire una nuova storia. Anche oggi siamo a un tornante del nostro cammino dopo le due grandi crisi globali, quella economico finanziaria e quella provocata dalla pandemia. Come lo fu allora, questo è tempo di costruire il futuro». Così il presidente Sergio Mattarella inizia le celebrazioni del 2 giugno, in cui ricorre il 75esimo anniversario della festa della Repubblica.
Il Capo dello Stato lancia esplicitamente un caldo appello alla Nazione affinché riparta più forte di prima, dopo l’emergenza sanitaria che ha messo a dura prova l’intero Paese. L’invito è a coltivare l’ottimismo e la speranza negli anni a venire. Esattamente come 75 anni fa, quando nacque la Repubblica, anche adesso il Paese è alle prese con delle macerie, provocate questa volta da una guerra tanto silenziosa quanto potente: quella della pandemia. «Esattamente ieri come oggi l’Italia, la nostra patria, ha le carte in regola per farcela», ha sottolineato Mattarella.
Durante il suo discorso si rivolge esplicitamente ai giovani con un tono chiaramente ottimistico «questo è il tempo di costruire il futuro. Preparatevi a vivere i capitoli nuovi di questa storia, ad essere voi protagonisti del nostro futuro, perché non è vero che il Paese è fermo, la storia della Repubblica è una storia di successo».
Non solo i giovani: il Presidente prova a leggere questo 75esimo compleanno anche attraverso tutti quegli uomini e donne che: “spesso sono rimasti sullo sfondo” e che hanno: “dato senso e tradotto in atti concreti parole come dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà“. In particolare le donne, protagoniste della vita pubblica che esattamente 75 anni fa hanno conquistato il diritto di voto, partecipando finalmente attive alla vita politica. Da Lotti a Segre, da Merlin a Cristoforetti. In particolare il ricordo di Luana D’Orazio, simbolo delle morti sul lavoro.
Centrale il potente elogio della democrazia intesa come: «qualcosa di più di un insieme di regole, un continuo processo in cui si cerca la composizione possibile delle aspirazioni e dei propositi, nella consapevolezza della centralità delle persone, più importanti degli interessi». Per Mattarella, un ruolo fondamentale lo hanno giocato: “i partiti, le forze sociali, i soggetti della società civile“. Successivamente il Presidente elenca le conquiste e i dolori di questa storia travagliata, ricordando gli anni bui del terrorismo, citando Aldo moro e Guido Rossa: “il terrorismo sconfitto con gli strumenti del diritto“. Immancabile il ricordo dei tanti che hanno perso la vita nel combattere la mafia, perché: “la Repubblica è legalità“
Le catastrofi, non solo pandemiche ma anche di calamità naturale, sono state motivo di elogio dei moti di solidarietà, riferendosi alle tragedie legate all’alluvione del Polesine e di Firenze, citando i troppi terremoti avvenuti in particolare nell’Italia centrale. Puntualmente sono accorsi in migliaia a dare aiuto, spinti da un forte senso di altruismo ed empatia nei confronti dei connazionali e Mattarella lo sottolinea chiaramente: «ogni volta abbiamo visto quanto sia forte il legame di solidarietà e fraternità che unisce i nostri territori, il nostro popolo».
Il Presidente è stato accolto fin da subito dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e dalle più importanti cariche dello Stato che lo hanno atteso alla base del monumento al Vittoriano, Roma, dedicato al Milite Ignoto: il presidente del Consiglio Mario Draghi e i due presidente del Senato e della Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, e infine il presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio.
Accompagnato da Guerini e dal capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, Mattarella ha passato in rassegna lo schieramento interforze e, a seguito dell’Inno nazionale, ha deposto la corona davanti alla tomba del Milite Ignoto, come è la consuetudine in questa importante ricorrenza. La breve cerimonia si è conclusa con il passaggio della Frecce Tricolori.
Sono state quasi nulle le celebrazioni legate al 75esimo anniversario della nascita della Repubblica per le restrizioni dovute al Covid. E’ stata cancellata la parate militare ai Fori imperiali, niente ricevimento al Quirinale e nessuna apertura dei giardini al pubblico ma “solamente” un concerto riservato al corpo diplomatico nel cortile d’onore. Qui ha preso luogo un evento d’eccezione: una performance di Roberto Bolle con Virna Toppi come segno di riconoscimento per l’onorificenza al Lavoro ottenuta dal famoso ballerino proprio da Matterella (ne abbiamo parlato qui).
Ad attendere il capo dello Stato c’erano in piazza Venezia, dietro le transenne, centinaia di cittadini e turisti, che hanno assistito alla breve cerimonia, conquistati dalle parole di un Presidente che, rappresentando l’unità nazionale, traina l’intero Paese, facendosi portavoce delle gioie e dei dolori di ciascun cittadino, ma soprattutto infondendo la speranza che il futuro sarà migliore.
di: Federico ANTONOPULO