“No puro restyling”

Conte ha parlato ma la diatriba con Grillo non è certo risolta. Lo Statuto del nuovo M5S è pronto e rappresenta la condizione imprescindibile dell’ex premier

Dopo tre giorni di assoluto silenzio stampa, Giuseppe Conte si è presentato davanti ai giornalisti alla conferenza stampa in Sala del Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra a Roma, per fare il punto della situazione sulla diatriba tra lui e Beppe Grillo. Dopo le dichiarazioni fatte ora la palla passa di nuovo al garante del Movimento 5 Stelle.

L’abbiamo tanto atteso, nella speranza di sapere quale sarebbe stato il suo futuro politico, ma proprio come ai tempi da primo ministro anche questa volta Conte non si è smentito e di fatto non ha detto nulla di decisivo. Dopo aver ripercorso gli step che l’hanno portato ad essere capo politico del Movimento, dalla richiesta di Grillo all’incontro all’Hotel Forum di Roma, l’avvocato ha ribadito nuovamente quali secondo lui sono le riforme strutturali da portare avanti per far sì che il Movimento possa rimanere al passo con i tempi. «Il confronto all’Hotel Forum con Grillo fu molto schietto. Ho elencato alcune carenze, ambiguità che impediscono le grandi potenzialità di questa forza politica che potrebbero dispiegarsi appieno. Ho illustrato una serie di innovazioni secondo me indispensabili – ha detto l’ex premier. – Ci siamo lasciati con il mio impegno a elaborare un progetto di riforma del M5S, che una volta condiviso ci avrebbe fatto partire con il piede giusto. Ho iniziato quindi a lavorare a una sfida complessa ma anche stimolante. In questi quattro mesi ho studiato tanto: ho studiato gli Statuti del M5S, ho ascoltato suggerimenti di parlamentari, sindaci e singoli iscritti – ha proseguito. – Oggi rischiamo di entrare in una fase di declino se non rilanciamo in modo nuovo la forza del Movimento. Da qui nasce la mia posizione. Questa mia franchezza non nasconde arroganza, è dovuta all’affetto per il M5S».

Subito dopo aver espresso le sue motivazioni, Conte ha riassunto brevemente quali sono i punti cruciali del nuovo Statuto e della nuova Carta dei principi e dei valori. E facendolo ha ben chiarito la sua posizione: dicendo che non lavora a progetti in cui non crede ha reso noto quali sono le sue condizioni per rimanere all’interno del Movimento 5 Stelle. «Dobbiamo lavorare nel rispetto delle reciproche autonomie con tutte le forze che fin qui si sono mostrate concretamente sensibili al nostro slancio innovatore. Questo è il momento in cui l’intera comunità 5 Stelle deve assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Il mio l’ho fatto» – ha detto Conte prima di annunciare che domani consegnerà i documenti frutto del suo studio negli scorsi quattro mesi a Grillo e a Vito Crimi. «Rivolgo un appello a Grillo: chiedo che il mio lavoro venga diffuso alla comunità. Sono condizioni imprescindibili del mio impegno. Grillo deve decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padrone che ne contrasta l’emancipazione». Conte ha parlato, dunque, ora aspettiamo la risposta del diretto interessato.

Ieri sera, secondo quanto riportato da fonti interne, i due si sarebbero sentiti telefonicamente nel tentativo di superare le divergenze sull’organizzazione del Movimento 5 Stelle. Come reso noto, il garante avrebbe rinunciato ad alcuni punti contesi con Conte, come quelli relativi alla comunicazione e alle nomine che rimarrebbero in mano al nuovo capo politico. Grillo manterrebbe il ruolo di garante come richiesto anche da diversi parlamentari nelle ultime ore. Ma, secondo quanto riferito da fonti vicine a Conte, continuerebbero ad esserci distanze con il fondatore del Movimento e i nodi principali della diatriba non sarebbero stati ancora sciolti.

Già da diversi giorni la tensione tra l’ex premier e il garante del Movimento, il comico genovese Beppe Grillo, era alle stelle dopo alcune divergenze sul nuovo Statuto annunciato da Conte (leggi qui). Dalle indiscrezioni, infatti, il documento limiterebbe i poteri del garante oltre che prevedere un superamento della regola dei due mandati per i parlamentari e l’introduzione di nuovi organi e nuove figure dirigenziali tipiche dei partiti tradizionali. Risolto l’impasse degli iscritti alla piattaforma Rousseau (ne abbiamo parlato qui), dunque, il problema si è spostato su un altro orizzonte: le posizioni inconciliabili dei due leader su una possibile diarchia a capo del M5S.

«Io ho espresso diverse volte il mio pensiero su come il Movimento si stia trasformando in qualcosa di diverso in questo ultimo anno. Fino a un anno fa i princìpi erano ben chiari, oggi meno e per questo ne ho preso le distanze – aveva detto Grillo ai microfoni di Radio Capital. – Le idee di Conte sul M5S non mi sono ancora chiare e non capisco perché questo fantomatico statuto sia stato tenuto segreto in questi mesi. Ma non è con uno statuto che si fa un movimento». Parole dure, quelle del comico, ribadite poi durante un colloquio alla Camera davanti ai deputati del M5S in cui avrebbe sottolineato che è Conte ad avere bisogno del Movimento, non il contrario. Ma per l’avvocato pugliese è abbastanza: si è detto amareggiato e pronto a lasciare il Movimento rinunciando al ruolo di rifondatore arrivato lo scorso febbraio.

Lo scorso fine settimana i big del M5S – tra cui i senatori Ettore Licheri, Paola Taverna e Stefano Patuanelli – hanno avuto un compito importantissimo, mediare tra i due per risanare la frattura. L’apprensione tra i parlamentari è stata tanta. Secondo i rumors, infatti, l’ex presidente del Consiglio potrebbe decidere, una volta uscito dal Movimento, di fondare un suo partito con conseguente esodo dei contiani. Una prospettiva che potrebbe indebolire il M5S, sì, ma anche causare squilibri non da poco all’interno della maggioranza che copre le spalle al Governo Draghi. Ma è stato il Movimento stesso a dire stop ai pettegolezzi. «No alla psicosi da retroscena, parlerà Giuseppe Conte» – avevano sottolineato fonti interne annunciando una probabile conferenza stampa che infatti si terrà oggi. «Siamo dentro un confronto fisiologico. Stiamo scrivendo un nuovo soggetto politico. Certamente non è facile. Dateci tempo» – aveva detto Licheri poco prima del colloquio con Conte nel pomeriggio di venerdì, ma uscendo dall’abitazione dell’ex premier l’ottimismo sembrava svanito.

Sulla diatriba si è espresso anche Davide Casaleggio, dopo il recente divorzio con il Movimento: «credo ci siano due visioni diverse del Movimento che stanno emergendo, poi della trattativa tra Grillo e Conte non conosco i dettagli – ha commentato a Radio Capital. – Ho già espresso diverse volte il mio pensiero su M5S e su come si stia trasformando in qualcosa d’altro, i principi erano chiari fin ad un anno fa e ora meno e per questo ho deciso di prendere le distanze. Le idee non mi sono ancora chiare, perché lo statuto lo tengono segreto? – ha aggiunto. – Mi sembra un’organizzazione più basata su modelli partitici del 900 che su un movimento».

A differenza di quanto si sperava, la conferenza stampa di oggi non è stata chiarificatrice ma la partita è ancora aperta.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

2 pensieri riguardo ““No puro restyling”

Rispondi