Maria Licciardi è stata circondata dai militari mentre si apprestava a partire alla volta di Malaga
I militari del Ros l’hanno fermata all’aeroporto di Ciampino, Roma, mentre consegnava il bagaglio per imbarcarsi verso la Spagna. Lei è Maria Licciardi, ritenuta dalla Dda di Napoli il capo del clan camorristico Licciardi e figura di vertice del cartello camorristico chiamato Alleanza di Secondigliano. Ora, con la notifica del provvedimento di fermo emesso dalla pm Giuseppina Loreto è accusata di associazione di tipo mafioso, estorsione oltre che di ricettazione di denaro di provenienza illecita e turbativa d’asta, aggravati dalle finalità mafiose.
Maria Licciardi, sorella di Gennaro Licciardi, soprannominato “la scimmia” e morto in carcere nel 1994, stava per prendere un volo diretto verso Malaga, in Spagna, per andare a trovare la figlia e per curare degli affari tra il Paese iberico e la Masseria Cardone, il rione della periferia settentrionale di Napoli su cui comanda. Insieme a lei, in fila per la consegna dei bagagli, c’erano anche due accompagnatori per i quali non sono state disposte al momento misure cautelari.
Quando è stata circondata dai militari, la Licciardi, che nel 2007 era detenuta a L’Aquila per scontare una condanna per associazione camorristica pronunciata sulla scorta delle indagini condotte dal pm Filippo Beatrice, in “socialità” con la leader delle Brigate Rosse Nadia Desdemona Lioce, non ha opposto alcuna resistenza. Anzi, è apparsa tranquilla.
Le indagini che hanno portato al fermo, dirette dalla Procura di Napoli ed eseguite dal Reparto Anticrimine del ROS della città partenopea, hanno messo in luce come la donna di 70 anni abbia assunto la guida del clan fondato dal fratello sin dalla sua ultima scarcerazione nel dicembre del 2009.
In questi anni avrebbe gestito le attività illecite attraverso disposizioni impartite, anche durante incontri e summit riservati, ad affiliati con ruoli apicali e ai capizona ai quali erano affidate porzioni dell’area di influenza dell’organizzazione (Masseria Cardone, Don Guanella, Rione Berlingieri e Vasto). La Licciardi gestiva la cassa comune provvedendo al sostegno delle famiglie degli affiliati detenuti. Tra le estorsioni si conterebbe anche l’intervento in occasione di un’asta giudiziaria riguardante la vendita all’incanto di alcuni immobili di Secondigliano e le minacce rivolte a una donna accusata di aver sottratto un’ingente somma di danaro alla famiglia mafiosa.
Dal giugno del 2019 la capoclan si era resa irreperibile in occasione dell’esecuzione di misure cautelari emesse dopo una complessa e articolata indagine diretta dalla pm Ida Teresi. L’ordinanza di custodia a suo carico era stata successivamente annullata dal Riesame su richiesta della difesa ma le investigazioni non si erano fermate come prova la recente notifica consegnata in aeroporto.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA