Luana D’Orazio, arriva la relazione del perito sull’incidente. Il macchinario era manomesso

Secondo la perizia, la 22enne è rimasta incastrata per 7 secondi prima che l’orditoio venisse spento

Luana D’Orazio, la giovane donna di 22 anni morta lo scorso maggio nello stabilimento tessile in cui lavorava, a Montemurlo (leggi qui), ha perso la vita a causa delle manomissioni continue del macchinario in cui è rimasta incastrata. A dirlo sono le 69 pagine della relazione depositata la settimana scorsa dall’ingegner Carlo Gini, incaricato dalla Procura di esaminare il macchinario.

Secondo quanto emerso, l’apparecchio sarebbe stato montato in modo non conforme, probabilmente per abbattere i tempi di produzione. Il perito ha, infatti, rilevato la presenza di una staffa sporgente (e non protetta) che avrebbe di fatto trascinato la ragazza in una morsa. «La macchina presentava una evidente manomissione con un altrettanto evidente nesso causale con l’infortunio – riporta l’ingegnere Gini. – La funzione di sicurezza della saracinesca era stata completamente disabilitata per cui l’operatore poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcuna protezione». Secondo la relazione, la manomissione dei macchinari era una “consuetudine di lavoro“, tanto che “la saracinesca non veniva abbassata da tempo“. A provarlo, “varie ragnatele che si erano andate a formare tra le parti fisse e quelle mobili“.

La staffa scoperta avrebbe fatto presa sui vestiti di Luana, trascinandola all’interno degli ingranaggi e schiacciandola prima che accorresse il primo soccorritore, 7 secondi di agonia dopo. «Una persona che si trovava nella stessa porzione del capannone dove sono presenti le macchine oggetto di accertamenti – si legge nella relazione – ma che non si trovava in prossimità della macchina oggetto di infortunio». La distanza percorsa dal primo soccorritore viene stimata tra i 17 e i 30 metri.

Nel frattempo la Procura di Prato prosegue gli accertamenti, restano ancora da chiarire le mansioni della ragazza in quanto era un’apprendista e per contratto avrebbe dovuto essere guidata da un tutor. Al momento sono tre le persone indagate per la sua morte: la titolare dell’azienda tessile Luana Coppini, il marito Daniele Faggi, considerato amministratore di fatto, e l’addetto alla manutenzione Mario Cusimano, accusati di omicidio colposo e rimozione delle tutele antinfortunistiche. 

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA

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