L’analisi delle immagini raccolte dal rover Perseverance dimostrerebbero l’esistenza di un lago sul pianeta rosso 3,7 miliardi di anni fa
Il cratere Jezero su Marte dove lo scorso 18 febbraio è atterrato il rover Perseverance della Nasa era un lago. A dimostrarlo sarebbe l’analisi scientifica delle immagini scattate dalle telecamere Mastcam-Z del rover e il Remote Micro-Imager (RMI).
Secondo la ricostruzione del passato geologico del pianeta, circa 3,7 miliardi di anni fa in quel punto c’era un fiume che scorreva verso il lago prima che il cambiamento del clima, l’inondazione e la furia dei flutti che scaglia enormi massi a chilometri di distanza cambiasse il paesaggio.
Oggi i risultati che raccontano questa lo storia stati pubblicati sulla rivista Science da un team internazionale di esperti guidato da Nicolas Mangold dell’Università di Nantes e coordinato dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa.
Nel dettaglio, le immagini riprese da Perseverance nei primi tre mesi della missione mostrerebbero la formazione rocciosa a forma di ventaglio presente nella parte occidentale di Jezero e la collinetta Kodiak poco distante. L’analisi delle stratificazioni dimostrerebbe che la prima struttura era il delta di un piccolo fiume esistente prima dell’inondazione e dello spostamento di enormi massi, ancora visibili.
Ecco, dunque, che il sito sembrerebbe essere il posto giusto in cui cercare prove di forme di vita passata. «Ora abbiamo la possibilità di cercare fossili – ha commentato Tanja Bosak, geobiologa del Massachusetts Institute of Technology (Mit). – Ci vorrà del tempo per raggiungere le rocce che vogliamo analizzare per cercare segni di vita. Per cui sarà una maratona, con un grande potenziale.
Secondo il planetologo Benjamin Weiss del Mit, inoltre, la cosa più sorprendente che emerge dalle immagini di Perseverance “è la possibilità di cogliere il momento in cui il cratere si è trasformato da un ambiente abitabile alla landa desolata che vediamo oggi. Questi strati rocciosi potrebbero aver registrato la transizione, cosa che non abbiamo ancora visto in altri luoghi su Marte“.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA
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