
La moglie dell’ambasciatore ucciso in Congo lo scorso febbraio ha riportato che non ci sono novità in merito alle indagini
Per Zakia Seddiki, moglie di Luca Attanasio, ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, al momento del suo assassinio, avvenuto lo scorso 22 febbraio, “il protocollo della sicurezza non è stato rispettato“.
La fondatrice dell’associazione Mama Sofia è intervenuta oggi alla presentazione del Festival della Missione, a Milano, in programma per il prossimo anno.
In merito all’attività investigativa per far luce sulla morte di Attanasio, Seddiki ha aggiunto: «le indagini sono in corso quindi novità adesso non ce ne sono ma ci fidiamo che l’Italia ci aiuterà ad arrivare alla verità. Tutte le persone che possono partecipare nel trovare la verità ci aspettiamo che facciano la propria parte. Dobbiamo lasciare che le persone che si stanno occupando di questo trovino la risposta. È stato strano e per quello aspettiamo delle risposte. Io sento che la strada giusta è stata presa e bisogna solo raddoppiare gli sforzi perché la verità possa arrivare più velocemente. Per noi la verità non c’è ancora».
«Io ci credo a questa verità e l’aspetto per le nostre bimbe e non solo, anche per gli italiani. Lo dobbiamo a Luca e questo giorno io lo aspetto» – ha concluso.
L’ambasciatore è morto, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci, lo scorso 22 febbraio durante un agguato in Congo, a circa 20 chilometri da Goma, nell’est del Paese. Le vittime furono colpite da due proiettili ciascuno, nello scontro a fuoco tra i loro assalitori e i ranger congolesi, intervenuti in soccorso nella foresta di Virunga.
Lo scorso 9 giugno un funzionario del Pam (Programma alimentare mondiale) era stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma, nelle persone del procuratore Michele Prestipino e del sostituto Sergio Colaiocco, con l’accusa di omesse cautele in relazione all’accaduto. Il funzionario, infatti, era il responsabile designato del convoglio, diretto a Rutshuru, a nord di Goma, per visitare una scuola del programma. Tuttavia, come reso noto anche dalle Nazioni Unite, il mezzo non era scortato dai caschi blu.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA