
Una nuova indagine del procuratore aggiunto di Manhattan ha rilevato l’insabbiamento di prove a favore di Muhammad Aziz e Khalil Islam e nuovi dettagli sull’omicidio del leader
Non sarebbero stati loro: così il procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance scagiona Muhammad Aziz e Khalil Islam dall’accusa per l’omicidio di Malcolm X.
La notizia viene riportata dal New York Times. Il procuratore avrebbe ammesso “gravi errori” compiuti durante le indagini successive alla morte del leader del movimento antirazzista, avvenuta nel febbraio del 1965. Gli inquirenti e gli investigatori di Fbi e Dipartimento di polizia di New York che ai tempi si occupavano del caso avrebbero, durante i giorni del processo, coperto una parte delle prove a favore degli imputati.
Per questo Vance ha rivolto le sue scuse alle famiglie dei due incarcerati ingiustamente. Aziz, oggi 83enne, era già uscito di prigione nel 1985, mentre Islam, rimasto in carcere fino al 1987, è deceduto nel 2009.
Nell’ambito del processo, il terzo imputato, Thomas Hagan (libero dal 2010), fu l’unico a dichiararsi colpevole di aver sparato i colpi mortali e sostenne sempre l’innocenza di Aziz e Islam, che avevano già dei buoni alibi.
L’assoluzione arriva dopo 22 mesi di indagini sui reali esecutori dell’assassinio del 39enne Malcolm X. La ricostruzione dei fatti, infatti, non fu mai convincente e la realtà rimase sempre un mistero. Oggi le nuove indagini avrebbero portato alla scoperta di alcuni documenti che proverebbero come gli investigatori fossero al corrente dei rischi corsi dal leader quel giorno, durante il suo discorso nella Adubon Ballroom di Harlem, in cui si è scoperto esserci presenti agenti sotto copertura. Addirittura sembrerebbe che poche ore prima un giornale avesse ricevuto una telefonata che annunciava la tragedia.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: PIXABAY