Kiev: referendum a Lugansk sarebbe giuridicamente insignificante

Blinken: “nessuna strategia Usa per un cambio di regime a Mosca”. Macron ha condannato l’espressione “macellaio” rivolta da Biden a Putin e scongiura l’escalation verbale

Dopo l’annuncio di un possibile referendum nella regione indipendentista di Lugansk (qui), non fanno che inasprirsi gli scontri nelle regioni orientali dell’Ucraina. Oggi è tornato a parlare anche il terzo comandante della brigata Azov Maksim Zhorin.

Il battaglione è attualmente operativo nell’Oblast di Kiev ed ha voluto ribadire la sua estraneità alle accuse di nazismo mosse da Putin: «non c’è alcun legame tra noi e il movimento nazista. Il nostro scopo è salvare l’Ucraina e la sua integrità – ha dichiarato Zhorin, spiegando che – Putin usa la sua propaganda per chiamarci nazisti per trovare un pretesto per uccidere gli ucraini».

Parlando poi dei risultati operativi ottenuti sul campo, Zhorin ha rivendicato che “ad Irpin in questi due giorni gli attacchi sono diminuiti, abbiamo distrutto alcuni tank russi e li abbiamo buttati nel fiume. Ora sono lì, assieme ai pesci“.

Zhorin è fra i massimi combattenti del reggimento, nel quale militava anche nel 2014, all’epoca della cacciata dei russi da Mariupol.

Intanto, il segretario di Stato Blinken è tornato a intervenire sul conflitto da Gerusalemme, dove ha incontrato il ministro degli Esteri israeliano, per chiarire alcune delle dichiarazioni rilasciate ieri da Biden a Varsavia.

Il presidente infatti ha affermato che Putin “non può rimanere al potere“, una frase che ha aperto a vari scenari e che ha fatto molto discutere. «Penso che il presidente e la Casa Bianca ieri sera abbiano sottolineato semplicemente che Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in un’aggressione contro l’Ucraina o contro chiunque altro» ha precisato Blinken.

«Come ci avete sentito dire ripetutamente – prosegue – non abbiamo una strategia per un cambio di regime a Mosca».

Il portavoce presidenziale della Turchia Ibrahim Kalin ha da un lato ammesso che l’Ucraina necessita di maggiori aiuti militari per difendersi, ribadendo però dall’altro la necessità di mantenere un dialogo aperto con Mosca: «se tutti bruciano i ponti con la Russia, chi parlerà con loro alla fine della giornata?» ha dichiarato dal forum internazionale di Doha.

A proposito di negoziati, il capo dello staff del presidente ucraino Andriy Yermak ha voluto ribadire che “per l’Ucraina non possono esserci scenari, né compromessi in materia di integrità territoriale e sovranità. Il popolo ucraino e l’esercito non permetteranno alla Russia di occupare i nostri territori“.

Yermak ha quindi voluto rigettare le ipotesi dell’intelligence secondo cui la Russia starebbe lavorando ad uno “scenario coreano”, imponendo una “linea di demarcazione tra i territori occupati e quelli non occupati“.

In merito alla ventilata possibilità di un referendum, il portavoce del Ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko ha ribadito che qualsiasi consultazione “nei territori temporaneamente occupati è giuridicamente insignificante e non avrà conseguenze legali“. Nikolenko si è anche detto certo che nessun Paese al mondo riconoscerebbe la validità di un referendum del genere.

Sul discorso infuocato di Biden si è pronunciato anche Macron che ha voluto mettere in guardia dal rischio di un’escalation verbale, condannando l’espressione “macellaio” usata dal presidente Usa nei confronti di Putin.

Parlando all’emittente France 3, il presidente francese ha ricordato che il progetto negoziale punta a “raggiungere un cessate il fuoco e poi il ritiro totale delle truppe russe con la diplomazia“, ma ha anche ribadito che questo obiettivo non può essere ottenuto con l’intensificazione delle parole e delle azioni.

di: Marianna MANCINI

FOTO: ANSA/TWITTER ZELENSKY

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