
La produzione di energia idroelettrica procede a singhiozzo mentre il comparto agricolo è costretto a slittare le semine di due settimane
La situazione è critica: la magra non molla sul distretto del Po (leggi qui). Oggi,15 aprile, si è tenuta una seduta straordinaria dell’Osservatorio in merito alle crisi idriche dell’Autorità distrettuale e una nuova convocazione è stata fissa per il prossimo 6 maggio. Si spera nuovamente nelle piogge previste, ma il contesto generale rimane decisamente preoccupante. La riunione ha analizzato lo stato idrologico dell’area padana ed è emerso come ci si trovi in “un contesto ancora estremamente deficitario per ciò che attiene alla quantità di risorsa idrica presente e stimata“.
Le più recenti precipitazione sparse sono risultate inefficaci e poco incisive sugli indicatori tecnici, tanto da non modificare le risultanze precedenti, quando l’attesa delle imminenti piogge lasciava maggior possibilità di contrastare il fenomeno. Le portate del Grande Fiume restano sotto le medie storiche: i grandi laghi Alpini non hanno innalzato le proprie capacità di invaso e la produzione di energia idroelettrica prosegue a singhiozzo. La gran parte del comparto agricolo si trova costretto a far slittare le semine di almeno due settimane.
Il Segretario dell’Autorità del fiume Po, Meuccio Berselli, in merito alla convocazione della seduta il 6 maggio prossimo, ha dichiarato: «I dati sono assai negativi e riguardano tutti gli indicatori delle zone esaminate. Le previsioni stimate ci consegnano due possibili perturbazioni in arrivo, una prima più leggera ed una più incidente a cavallo del 25 Aprile, per questo faremo subito un bilancio ai primi giorni del mese di Maggio per verificare se il quadro complessivo sarà migliorato e quali ulteriori provvedimenti prendere e concertare con le amministrazioni regionali oltre a quelli già adottati». E proprio tra quelli già adottati, spiccano le decisioni di Lombardia, Emilia-Romagna e dello stesso Piemonte, di applicare anticipatamente il DMV estivo con conseguente possibilità di derogarne il valore, con il fine di accumulare in questo frangente la maggior quantità di acqua possibile per averne a disposizione nei periodi più caldi.
Alcune notizie che arrivano dalle singole regioni, confermando il trend descritto nella parte tecnica. Ad esempio, in Valle D’Aosta si segnalano alcuni casi di vasche completamente vuote utilizzate per l’approvvigionamento idropotabile. In Piemonte, la capacità complessiva resta immutata rispetto al passato, con un’anomali di disponibilità di acqua che oscilla tra il 70% e 80% e un deficit di piogge al -80%. In Lombardia, l’acqua disponibile rispetto alla media risulta del 60-70% in meno. La parte di Veneto che rientra nel bacino del Po, denuncia una mancanza di risorsa, intrusione delle acque salmastre e netta impossibilità di avviare la pratica irrigua a beneficio delle colture locali. Anche il Canalbianco riesce ad alimentare la capacità idrologica di soli 6 m/c al secondo, quantità che non muta gli scenari.
Idem regione Liguria denuncia una situazione critica e una mancanza evidente di acqua, in particolare a ridosso dei crinali Appenninici. L’acqua disponibile negli invasi è, infatti, al minimo, e con questi valori il rilascio dalla diga del Brugneto potrebbe non avvenire con queste quantità disponibili. L’unica che è riuscita a risollevare leggermente le condizioni in contesto è l’Emilia-Romagna, grazie alle ultime piogge segnalate. Nonostante questo, la situazione però non migliora di tanto, evidenziando le maggiori criticità nelle zone di Piacenza, Parma, Ferrara e la parte orientale del Bolognese, non servita dal canale Emiliano-Romagnolo.
di: Federico ANTONOPULO
FOTO: ANSA/Alessandro Di Marco