
Dopo due anni tornano a sfilare i cortei delle sigle sindacali. Attesa per il concertone in piazza San Giovanni. Scontri a Torino e Trieste
Anche quest’anno il primo maggio porta con sé una serie di riflessioni sul lavoro, a partire dal grande tema della sicurezza evocato quotidianamente dalla cronaca nera italiana ma anche riguardo pari opportunità e diritti.
Ci ricorda il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro anche Emma Marrazzo, la madre di Luana D’Orazio morta il 3 maggio 2021 mentre lavorava a un orditoio nel pratese: «non si può festeggiare perché a quanto pare sul lavoro c’è una vera e propria guerra. Lo dicono chiaro anche i dati, tre morti al giorno, hanno fatto una media, quindi i lavoratori cosa devono festeggiare?» (leggi qui).
Il primo messaggio dedicato al lavoro è proprio quello della ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti: «Il lavoro è fondamento della nostra Repubblica, è requisito essenziale per la piena libertà personale e vera leva di sviluppo per il nostro Paese – scrive su Facebook – Abbiamo il dovere di garantire il pieno compimento di questo diritto, per dare a tutte e a tutti la possibilità di contribuire al bene comune, con un lavoro dignitoso e sicuro. È una conquista di civiltà che non può più aspettare».
Il nodo della sicurezza è centrale anche nel discorso di Mattarella che al Quirinale ribadisce: «il costo della ripresa non può essere pagato in termini di infortuni sul lavoro» (leggi qui il discorso del presidente).
Per questi e altri temi ci sarà spazio anche sul palco del concertone del primo maggio che dopo due anni torna a riempire piazza San Giovanni a Roma (leggi qui).
Si torna anche a sfilare in piazza: a Torino, così come in altre piazze italiane, Cgil, Cisl e Uil organizzano una serie di cortei. Sotto la Mole si sfilerà secondo lo slogan “Al lavoro per la pace” per parlare di guerra, oltre che di salari e diritti: «No al governo di guerra, riarmo e carovita; no all’emergenza permanente; organizziamoci per contrastare lo stato di guerra; rivendichiamo forti aumenti salariali» recita lo slogan del SI Cobas Torino.
Proprio qui ci sono state delle tensioni tra i manifestanti e la Polizia. Un gruppo di rider che chiedeva di sfilare “per portare la loro voce di sfruttati” hanno cercato di introdursi nel corteo dalla galleria San Federico, prima di essere bloccati dagli agenti in tenuta anti-sommossa.
La Polizia ha poi condotto una doppia carica in via Roma, vicino piazza San Carlo, prendendo a manganellate i manifestanti per farli arretrare.
Si sfila anche a Milano, dove i cortei invocano la difesa dei diritti e della sicurezza sul lavoro oltre al no al riarmo. Il tema del lavoro e quello della guerra tornano così a intersecarsi, riuniti sotto lo striscione “al lavoro per la pace“.
Fra gli appuntamenti più attesi c’è anche la manifestazione dei sindacati in programma ad Assisi, cui ha preso parte il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.
«Il messaggio di questo Primo maggio è innanzitutto che bisogna fermare questa guerra assurda voluta da Putin e impedire che diventi una guerra mondiale» ha esordito Landini, ricordando poi “la centralità del lavoro e dei diritti e una politica che superi la precarietà“.
Gli fa eco il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra: «Sono oltre 1.300 le vittime ogni anno nelle nostre fabbriche, nei campi, sui cantieri. Non abbiamo più sangue da dare».
Interviene sul tema anche il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro. Dalla cerimonia di deposizione di una corona floreale nei pressi della lapide che ricorda Giuseppe di Vittorio, a Bari Vecchia, il sindaco ha dedicato questa festa “a tutti i lavoratori, ma anche a chi il lavoro non ce l’ha, a chi l’ha perso e a chi ha smesso di cercarlo e invece devono continuare a cercarlo, perché il lavoro non è solo una fonte di reddito ma anche una forma di emancipazione e di libertà“.
L’appello per la sicurezza sul lavoro è condiviso anche dal Vaticano. L’Angelus del Papa dedica un pensiero al tema, puntando il dito contro la “tragedia troppo diffusa” delle morti sul lavoro (qui). Anche la Cei si unisce al monito: «La guerra in Ucraina ha spento i riflettori sulle morti bianche. Col rischio di dimenticare – dice il direttore dell’Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e i lavoro Bruno Bignami – E la damnatio memoriae è una seconda uccisione».
Tensioni anche a Trieste, dove sono stati segnalati scontri tra polizia e manifestanti e tra questi ultimi e il corteo No Green Pass. Stando a quanto riferito, già alla partenza, dove erano presenti oltre 3mila persone, un gruppo di No Green pass ha contestato i sindacati e ha cercato di impedire al corteo di proseguire. Sono intervenuti polizia e carabinieri.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/TINO ROMANO