Il presidente afghano è fuggito dal Paese mentre i militanti dello Stato Islamico conquistavano la capitale: ora promettono serenità e un governo misto. Partite le macchine delle evacuazioni dei Paesi occidentali: italiani atterrati a Fiumicino
I talebani sono entrati a Kabul e oggi si apre il primo giorno del nuovo Emirato Islamico, restaurato dopo 20 anni dall’arrivo degli americani nel 2001. Dopo un’avanzata inarrestabile che li ha portati sempre più vicini alla capitale dell’Afghanistan (leggi qui), l’ormai ex presidente Ashraf Ghani ha abbandonato, insieme alla moglie, lo staff e il consigliere per la sicurezza nazionale, il Palazzo presidenziale su cui ora campeggia la bandiera talebana, bianca con la shahada, la scritta in arabo della testimonianza su Dio: “Testimonio che non c’è nessun dio, al di fuori di Dio e testimonio che Maometto è il profeta di Dio“.
Ghani ha ricevuto non poche critiche per la sua fuga, annunciata con un messaggio su Facebook in cui ha dichiarato di lasciare il Paese per “evitare spargimenti di sangue“: «oggi mi sono imbattuto in una scelta difficile – ha scritto, – dover affrontare i talebani armati che volevano entrare nel palazzo o lasciare il caro Paese alla cui protezione ho dedicato la mia vita a proteggere negli ultimi 20 anni. È necessario che i talebani garantiscano tutte le persone, le nazioni, i diversi settori, le sorelle e le donne dell’Afghanistan per conquistare la legittimità e il cuore del popolo» – conclude Ghani promettendo di “continuare a servire sempre la nazione“. Secondo il New York Times il presidente si sarebbe rifugiato in Uzbekistan, secondo altre fonti in Tajikistan. Il gesto di Ghani è stato bollato come esempio di vigliaccheria, un gesto egoista, sconsiderato e “antipatriottico“. Fra i maggiori critici, il suo ministro della Difesa, Bismillah Khan Mohammadi, che su Twitter scrive: «ci hanno legato le mani dietro alla schiena e venduto la nostra patria. Maledetto sia il riccone e la sua gang». Secondo alcuni la fuga sarebbe solo l’ultima di una serie di azioni già viziate di corruzione dilagante, l’abbandono dell’esercito e il fallimento nel non aver saputo contenere e trattare con i talebani. Un corrispondente del New York Times a Kabul, Sharif Hassan, scrive che “gli afghani non perdoneranno mai Ghani e i suoi due leccapiedi, Mohib e Fazly“.
In poco più di un mese i talebani hanno conquistano la maggior parte dei capoluoghi di provincia del Paese, circondando Kabul, in cui sono entrati senza incontrare nessuna resistenza delle forze afghane. Entrati nella capitale hanno assicurato, secondo quanto scritto in un tweet dal portavoce dei Talebani, Zabihullah, “a tutte le ambasciate, missioni diplomatiche, istituzioni e cittadini stranieri a Kabul, che non vi è alcun pericolo per loro“. E ancora che “le forze dell’Emirato Islamico hanno il compito di mantenere la sicurezza a Kabul e in altre città del Paese“. Il portavoce Sohail Shaheen ha aggiunto in un’intervista alla Cnn che il nuovo governo talebano, che in questa prima fase sarà guidato dal Mullah Abdul Ghani Baradar, includerà anche afghani non talebani. «Quando diciamo un governo islamico inclusivo afghano significa che anche altri afghani partecipano al governo» – ha affermato. Alla domanda se i talebani chiederanno all’attuale esercito e polizia afghani di unirsi alle forze di sicurezza talebane, Shaheen ha detto che a tutti coloro che consegneranno le armi e si uniranno alle forze talebane sarà concessa l’amnistia e che le loro vite e le loro proprietà saranno al sicuro. Ha aggiunto che i loro nomi sono in un registro e che sarebbero stati usati come forza di “riserva” e richiamati secondo necessità.
A 24 ore dalla conquista, secondo quanto riferito dalle fonti sul luogo, la città di Kabul è divisa in due. Per le strade regna il silenzio: secondo Al Jazeera sarebbero almeno mille le unità delle forze speciali talebane inviate nella notte per pattugliare le strade e controllare ogni posto di blocco. In aeroporto, al contrario, regna il caos. La presa del potere ha innescato una vera e propria fuga di massa dei cittadini che, timorosi per la propria sicurezza, vogliono ora lasciare il Paese. Stando ad un video pubblicato da Tolo News, una folla di persone ha invaso le piste nel tentativo di imbarcarsi sui prossimi voli in partenza mentre Afp e Reuters riferiscono di spari nello scalo esplosi dalle truppe statunitensi nel tentativo di riportare l’ordine.
Tutti i voli commerciali sono stati cancellati: sono diverse le compagnie aeree che hanno sospeso i collegamenti con l’Afghanistan o cambiato i propri piani di volo per evitare lo spazio aereo sovrastante. Emirates ha annunciato lo stop ai voli da e per Kabul. Stessa decisione per FlyDubai, come confermato da un portavoce. United Airlines ha invece fatto sapere che cambieranno i piani di volo con una decisione che interessa in particolare i collegamenti con l’India. Stessa scelta, secondo la Bbc, anche da parte di British Airways e Virgin Atlantic. Da Air India hanno fatto sapere alla Cnn che la compagnia aerea “sta monitorando attentamente la situazione” con l’obiettivo di continuare a garantire i voli da e per l’Afghanistan a patto che la situazione lo consenta.
Nel frattempo gli Stati Uniti e la maggior parte dei Paesi europei ha dato il via alle evacuazione delle ambasciate e dei concittadini. Nella notte il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Ned Price, ha annunciato che “l’evacuazione sicura di tutto il personale dell’ambasciata è stata completata“. «Tutto il personale dell’ambasciata si trova nell’aeroporto internazionale di Hamid Karzai, il cui perimetro è protetto dalle forze armate statunitensi» – ha aggiunto.
Anche l’Italia ha messo in moto la macchina per l’evacuazione. Nelle immagini rilasciate da SkyTG 24 si vede il personale dell’ambasciata, diplomatici e civili, lasciare la struttura e raggiungere in elicottero lo scalo aeroportuale della Capitale per il volo verso l’Italia. Il velivolo, dopo uno scalo tecnico ad Islamabad, in Pakistan, ha raggiunto l’aeroporto Fiumicino di Roma. A bordo ci sono, insieme agli italiani, anche una ventina di cittadini afghani. «È una situazione tragica ed è nostro preciso dovere tenere la linea della collaborazione con il popolo afghano per aiutare a tutelare i loro diritti facendo quello che poi l’Italia sa fare meglio, cooperazione allo sviluppo con progetti che aiutino la società civile» – ha dichiarato nel frattempo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Contemporaneamente all’evacuazione dei connazionali, infatti, prosegue anche il lavoro di coordinamento dei militari del Covi, nell’operazione Aquila Omnia, “per l’evacuazione umanitaria dal territorio afghano di tutti i collaboratori afghani del Ministero della Difesa e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nel più breve tempo possibile, attraverso un ponte aereo assicurato con voli commerciali il 16 agosto e dal 17 proseguiranno con aerei KC767 dell’Aeronautica Militare“, come spiegato dallo Stato maggiore della Difesa. Il dispositivo militare del Comando Operativo di Vertice Interforze resterà “operativo presso l’aeroporto internazionale di Kabul fino all’imbarco dell’ultimo collaboratore, fino a quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno“. I militari italiani lasceranno dunque “il territorio afgano con un velivolo C130 dell’Aeronautica Militare“.
Ora si attende che il Governo italiano riferisca alle Camere la situazione sulla crisi afghana mentre non si esclude che Di Maio e il ministro Guerini svolgano la loro informativa, nelle commissioni competenti, entro la fine del mese. Ma nel frattempo nel Paese impazza il dibattito tra le varie forze politiche, con i leader di Lega e Fratelli d’Italia, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, in prima fila contro la decisione dell’amministrazione Biden e della Nato di ritirare le proprie truppe, lasciando l’Afghanistan a combattere per sé stessa.
Nel corso della notte è iniziata anche l’evacuazione dell’ambasciata tedesca, secondo quanto riferito da Dpa. Decollati dalla Bassa Sassonia, alle prime luci dell’alba i primi due velivoli del tipo A400M della Budeswehr sono arrivata a Kabul con l’obiettivo di traportare i cittadini tedeschi fuori dal Paese. Entro la fine della giornata dovrebbe concludersi anche la prima fase di evacuazione aerea dei cittadini francesi, organizzata dall’esercito tra la sua base negli Emirati e la capitale afghana. A renderlo noto è stato il Ministro delle Forze armate francese, Florence Parly.
Gli stessi Paesi che stanno evacuando i propri concittadini hanno firmato un comunicato congiunto sottoscritto da 60 Governi in cui dichiarano che “tutti i cittadini afghani e internazionali attualmente in Afghanistan devono essere aiutati a lasciare il Paese in sicurezza e gli aeroporti devono rimanere aperti“. Viene richiamata inoltre la responsabilità di “tutti coloro che sono in posizione di potere e autorità affinché vengano protette le vite umane e le proprietà e per il ripristino immediate della sicurezza e dell’ordine civile“. Nel comunicato si aggiunge che “gli afghani hanno il diritto di vivere in sicurezza e dignità e la comunità interazionale deve essere pronta ad assisterli“.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: REUTERS/Stringer