Per il primo ministro non c’è da aspettare sul progetto di costituzione della “Expedition force” Ue
«Non c’è più tempo da perdere». É questo l’allarme del premier italiano Mario Draghi in merito al dossier sulla difesa europea già sul tavolo della presidente della Commissione Ue, Ursula von Der Leyen.
«Il ruolo dell’Europa è centrale nella dimensione della difesa europea. La crisi afghana ha mostrato la necessità di un rafforzamento della sovranità europea e uno degli aspetti è quello della difesa. Anche su questo fronte non c’è molto tempo da aspettare» – ha affermato, infatti, Draghi nelle dichiarazioni congiunte al termine del vertice Euromed di Atene.
Ma di cosa si tratta esattamente? Il dossier riguarda la creazione di una “Expedition force” che renda l’Ue in grado di intervenire militarmente nei teatri di guerra. La squadra conterebbe su almeno 5.000 uomini pronti all’intervento ed un Quartier Generale stabile a Bruxelles. Nel progetto di Von Der Leyen, l'”Expedition force” diverrebbe il tratto distintivo della seconda metà del suo mandato.
Il piano partirebbe dall’attuale “Battle group“, un battaglione di 1500 uomini, composto da tutti i Paesi dell’Unione, che dovrebbe salire subito ad almeno cinque/6 mila unità per poi crescere ancora. A cambiare sarebbe, invece, la qualità dei militari coinvolti: attualmente, infatti, i 1500 uomini sono solo soldati di terra mentre il nuovo formato coinvolgerebbe la marina e l’Aeronautica. Aerei e navi sarebbero fondamentali per raggiungere velocemente tutti i luoghi del potenziale intervento e operare secondo le esigenze di questo tempo.
I passi successivi sarebbero l’aggiunta di una componente integralmente dedicata alla Cyber-guerra ed una alla spazio, due settori dei quali nel terzo millennio nessun esercito può fare a meno. Il progetto, poi, prevede di istituire un comando permanente. Una sorta di Quartier Generale da insediare a Bruxelles. Una premessa considerata ineludibile per rendere il nuovo “Battle Group” efficace. Con un Comandante permanente che resti in carica un triennio, come il Comitato Militare dell’Ue o l’Eums (l’Eu Military Staff). L’ufficiale che gestirà le operazioni sul terreno, invece, potrebbe restare al suo posto per 6 mesi.
Le procedure per stabilire la decisione politica iniziale escluderebbero l’attuale sistema dell’unanimità in seno al Consiglio europeo, che rischierebbe, infatti, di rendere ogni scelta farraginosa. Una delle prime ipotesi è che si trasferisca una competenza proprio alla Commissione.
Dal punto di vista economico, infine, i big Ue sembrerebbero già d’accordo su uno sforzo comune che allarghi il raggio d’azione europeo. A provare questo orientamento, l’incontro tra il premier italiano Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron, ma anche il recente vertice dei titolari della Difesa svoltosi a Lubiana, dove il ministro Guerini si è molto spesa a favore di un tale progetto. Alla guida di un esercito europeo, si pensa, ci potrebbero essere Italia, Francia, Germania e Spagna, i Paesi Ue più strutturati dal punto di vista militare.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA