Covid, per un italiano su due si volta pagina

Un’indagine dell’Università Cattolica svela la necessità di tantissimi italiani di lasciarsi alle spalle la pandemia, con un virus percepito meno pericoloso

Secondo un’analisi condotta dall’Università Cattolica (sede di Cremona) sulla base di dati raccolti tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 2022 su oltre 7000 italiani (di ogni sesso, età, appartenenza geografica e occupazione), un italiano su due (ben il 41% degli intervistati, un risultato molto più alto di marzo 2021, che registrava il 17%) è convinto che il “peggio sia passato”. Il 49% pensa che il Covid sia molto meno pericoloso rispetto al passato (a settembre e a marzo 2021, ammontava rispettivamente al 37% e al 19% del campione). E per rincarare la dose, alla domanda “si ritiene preoccupato per la sua salute”, soltanto il 18% ha risposto affermativamente (35% a marzo 2021). Rimane comunque stabile la paura dell’insorgere di nuove varianti: 28% degli intervistati.

Guendalina Graffigna, docente ordinario di Psicologia dei consumi e della salute e direttrice del centro EngageMinds HUB afferente all’Università Cattolica che ha svolto l’indagine giustifica i risultati ottenuti: «Gli Italiani hanno ora necessità di “voltare simbolicamente pagina”, riconquistandosi spazi di libertà di vita ma soprattutto riacquisendo capacità progettuale sul proprio prossimo futuro […] una necessità frustrata a più riprese dalle precedenti ondate della pandemia ma che ora più che mai diventa necessaria per dare ossigeno anche sul piano psicologico». Ciò è corroborato dall'”aria di riapertura”, con la caduta dell’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, nella prospettiva ancora ipotetica di estenderla ai luoghi al chiuso.

In ogni caso, è ancora alto il timore di essere contagiato (38%, in rialzo rispetto a settembre 2021). «Questo dato – spiega la professoressa Graffigna – che mostra quanto gli italiani si sentano a rischio contagio, è particolarmente rilevante oggi, in fase di allentamento di alcune restrizioni e nel quale si prospetta la fine dell’emergenza Si tratta di evidenze importanti e rassicuranti perché indicano che gli italiani sono pronti e consapevoli a convivere con il virus, riappropriandosi di qualche libertà persa ma senza comportamenti superficiali».

Un elemento decisivo per l’indagine è costituito dalle fasce demografiche. Graffigna segnala infatti che gli italiani che hanno più di 60 anni, i “più cauti da inizio pandemia”, sono meno timorosi rispetto alla media nazionale (28%), a dispetto della fascia 30-50 dove risiede la maggioranza dei non vaccinati e che si mostra più preoccupato verso il “rischio di contagio” (42%).

di: Maria Ester CANEPA

FOTO: PIXABAY

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