14 agosto 2018: si ricordano le vittime del crollo del Ponte Morandi

Avviati, durante la cerimonia di commemorazione, i lavori per la costruzione del Parco della Memoria progettato da Stefano Boeri

Ricorre oggi, a tre anni di distanza, il cerimoniale in ricordo delle 43 vittime del crollo del Ponte Morandi, il viadotto autostradale genovese crollato alla vigilia di Ferragosto nel 2018.

Questa mattina alle 11:36, ora del disastro, si è osservato un minuto di silenzio mentre sulla passerella che da ieri sera porta il nome 14 agosto 2018, in memoria delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi, cittadini comuni hanno lanciato nel torrente Polcevera 43 rose bianche, tante quanto le vittime della tragedia i cui nomi sono apparsi su un maxi schermo allestito nella Radura della Memoria, con l’accompagnamento dei rintocchi di una campana tibetana. Inoltre, sono state deposte tre corone con rose bianche e rosse inviate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal Governo e dai familiari delle vittime.

A seguire ha avuto luogo la celebrazione della Messa nella basilica di Certosa, celebrata dall’arcivescovo Marco Tasca. In chiesa erano presenti i ministri della Giustizia e delle Infrastrutture Cartabia e Giovannini, con il sindaco di Genova Bucci, il presidente della Regione Liguria Toti, i familiari delle vittime e i cittadini.

«Non c’è mai stato rischio di prescrizione per il processo sul ponte Morandi, almeno per i reati più gravi – ha detto la Guardasigilli Cartabia. – Sono qui da madre. Occorre sempre una chiara parola di giustizia e che la giustizia arrivi presto, una giustizia che guarda sempre alle persone. Dal baratro di quel 14 agosto usciremo se contribuiremo a una cultura nuova, una cultura di sicurezza».

Dopo la celebrazione religiosa, in programma la cerimonia per l’avvio della costruzione del Parco della Memoria, disegnato dall’architetto Stefano Boeri. A dare il via ai lavori è stato un colpo di benna su un piccolo edificio che verrà demolito. «Ormai un anno e mezzo fa abbiamo visitato questo spazio, sono stati i familiari delle vittime a volere che fosse realizzato qui, dove c’era la pila 9 – ha detto Boeri. – La forza delle macerie era già un invito a costruirlo qui». La struttura sarà ricavata, in parte, da un ex capannone che ospitava mezzi della municipalizzata per i rifiuti Amiu nella zona della pila 9 del vecchio Ponte Morandi e sotto uno degli impalcati del nuovo viadotto. Nel capannone principale si trovano ancora alcune macerie del ponte, i reperti in vista del processo, ed è per questo che per l’avvio del cantiere vero e proprio servirà prima il dissequestro da parte della Procura.

L’anniversario si chiude con la commemorazione delle vittime con gli interventi dell’arcivescovo, dell’imam Salah Hussein, del sindaco, del governatore, dei ministri e di Egle Possetti, presidente del Comitato Ricordo vittime del Morandi.

Il 14 agosto del 2018, durante un violento nubifragio che aveva colpito la città di Genova, una porzione di circa 200 metri del Ponte Morandi, viadotto della A10 progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi e inaugurato nel 1967, per anni snodo strategico per l’economia della città, crollò causando la morte di 43 persone. Uno dei corpi venne ritrovato solo quattro giorni dopo, durante i funerali di Stato. La zona limitrofa al crollo venne delimitata e denominata “zona rossa”: 250 famiglie, circa 600 persone, vennero fatte sfollare dalle loro abitazioni.

Il 18 dicembre dello stesso anno, un decreto governativo affida a SaliniFincantieriItalferr la costruzione del nuovo ponte – poi chiamato Ponte San Giorgio -, realizzato su progetto di Renzo Piano e inaugurato il 3 agosto dell’anno successivo. La struttura di 1.067 metri di lunghezza, alla cui costruzione hanno lavorato 1200 persone, riunisce le due sponde del Polcevera, con 18 pile e 19 campate. A renderla operativa è una rampa di accesso all’autostrada A7.

Nel frattempo, a poche ore dal crollo, la Procura di Genova apre un’inchiesta a carico di ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti. Nel 2020, poi, si ipotizza anche il reato di crollo di costruzioni o altri disastri dolosi con nuove accuse che arrivano sulla base dello sviluppo delle indagini sulle barriere fonoassorbenti pericolose, uno degli ulteriori fascicoli aperti dopo l’inchiesta madre sul crollo.

Il 22 aprile 2021, dopo la raccolta di 55 terabyte di materiale informatico e due incidenti probatori, la Procura annuncia la chiusura delle indagini (ne avevamo parlato qui) e rinvia a giudizio 59 persone, tra le quali gli ex vertici di Aspi e della ex controllata Spea, incaricata delle manutenzioni, e le stesse società. Le accuse finali, a vario titolo, sono di crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, falso, omissione d’atti d’ufficio e rimozione dolosa di dispositivi per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA

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