Il nonno di Eitan indagato per sequestro di persona

A denunciare l’accaduto la zia paterna e sua tutrice. La nonna materna: “il bambino voleva tornare, è in condizioni pessime”

La Procura di Pavia ha iscritto nel registro degli indagati Smhuel Peleg, il nonno materno che ha rapito il piccolo Eitan per portarlo in Israele. L’ipotesi di accusa è sequestro di persona aggravato dal fatto che la vittima è un minorenne. L’inchiesta sul caso è coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti: si ipotizzano presunte complicità di altre persone.

«Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso – hanno spiegato i legali Sevesi, Carsaniga, Polizzi, che rappresentano Shmuel Peleg. – Ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane e ci impegneremo in tal senso».

Nel frattempo l’avvocato Cristina Pagni, uno dei legali di Aya Biran, zia paterna e tutrice legale di Eitan, ha annunciato che chiederà al giudice tutelare di attivare la Convenzione internazionale dell’Aja.

Da Israele, a difendere le azioni del marito, è Ety Peleg, nonna materna di Eitan: «non c’è stato alcun rapimento, il bambino voleva tornare in Israele già da tempo – ha dichiarato in un’intervista a Radio 103. – Le sue condizioni sono pessime e finalmente dopo quattro mesi i medici vedranno cosa è successo al piccolo. Per quattro mesi non ha visto alcun medico a parte sua zia in Italia che è un medico che si occupa dei detenuti. Per quattro mesi hanno impedito a me e a mio marito Shmuel di consultarci con medici e psicologi. Adesso è sottoposto a consultazioni mediche molto approfondite allo Sheba, inclusa una cura psicologica che doveva essere fatta da tempo e non è stata fatta. Eitan è il nostro mondo e noi vogliamo essere sicuri che stia bene. E’ l’unica cosa che ci interessa. Ora – ha concluso – sono io a curarmi di lui».

Secondo il Governo israeliano, stando a quanto riportato dai media locali, le modalità dell’arrivo nello Stato ebraico del piccolo “rientrano nella definizione di ‘rapimento di bambino’, come previsto dalla Convenzione dell’Aja“, ratificata da Israele nel 1991. Inoltre, secondo lo stesso parere, “l’affidamento di Eitan sarà determinato solo dal Tribunale della sua residenza permanente, e si prevede che se non ci sarà accordo tra le due parti della famiglia, Israele dovrà agire per restituirlo alle autorità italiane“.

Già da tempo Eitan, il bimbo israeliano di 6 anni, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone dello scorso maggio (leggi qui), era conteso tra la famiglia materna e la zia paterna, Aya Biran Nirko, residente a Pavia e sua tutrice legale dopo la morte dei genitori. Ora i legali della donna hanno denunciato che Eitan “non è stato riportato all’orario stabilito dopo un incontro con i famigliari della mamma“. Si ipotizza che il nonno l’abbia portato in Israele con un voto privato da Lugano, in Svizzera.

«Siamo sconvolti e increduli che siano arrivati a tanto» – ha dichiarato l’avvocato Armando Sibari che, con Cristina Pagni e Massimo Saba, assiste la signora Biran. A confermare l’arrivo del bambino in Israele è stato il capo della comunità ebraica di Milano, Milo Hasbani.

Secondo quanto ricostruito dall’emittente televisiva israeliana Kan, Eitan avrebbe lasciato la casa di Pavia in compagnia del nonno. La zia, non vedendolo ritornare, avrebbe provato diverse volte a contattare l’uomo fino a quando non ha ricevuto un messaggio in cui la informavano dell’arrivo di Eitan nel Paese israeliano. Sempre secondo la stessa fonte, Aya Biran-Nirko avrebbe poi ricevuto un messaggio dall’avvocato di Shmulik Peleg, il nonno materno, nel quale si confermava che Eitan era arrivato in Israele.

Il nonno “continuava ad avere il passaporto israeliano del bambino, in contrasto con quanto disposto da un giudice italiano“, rendendo così possibile il viaggio dall’Italia. La donna avrebbe quindi presentato una denuncia alla polizia italiana affermando che “il bambino è stato rapito dal nonno“. Il ministero degli Esteri israeliano ha fatto sapere che “sta verificando la fondatezza delle informazioni“.

Da diverso tempo ormai, il bambino è al centro di una contesa tra la zia materna, residente in Israele, e la zia paterna, sua affidataria. Lo scorso agosto la prima, Gali Peri, aveva rivendicato l’affidamento del bimbo sostenendo che Eitan si trovava in Italia “in una famiglia che non lo conosceva, che in precedenza non era stata a lui vicina in alcun modo” e subito dopo aveva aggiunto che il “piccolo era in ostaggio” e sarebbe dovuto tornare in Israele. Gali ed il marito, Ron Peri, avevano anche annunciato di aver dato istruzione al loro legale, Ronen Dlayahu, di richiedere l’adozione del bambino, affinché crescesse in Israele, “così come avrebbe voluto sua madre“.

«La nomina della dottoressa Biran Nirko a tutrice di Eitan – avevano sottolineato all’epoca i legali della zia paterna in Italia – è stata disposta e confermata dai giudici tutelari competenti». Dopo la strage del Mottarone in cui hanno trovato la morte i suoi genitori e il fratellino, Eitan è stato affidato in prima istanza alla zia paterna Aya dal tribunale dei minori di Torino e accolto, subito dopo le dimissioni, nella sua casa a Travacò, in provincia di Pavia. Alla famiglia paterna era stato concesso di vedere il bambino due volte alla settimana, per due ore e mezzo ciascuna.

di: Alessia MALCAUS

FOTO: ANSA

Rispondi